Salvatore Bianco: da Torre del Greco a Napoli per portare la sua cucina gourmet

È sempre eccezionale conoscere persone che valgono come verdi diamanti ma dal carattere umile come un fiocco di neve. Salvatore Bianco è così: quando cucina strabilia occhi e papille del commensale, ma quando parla di se stesso sembra che descriva un anonimo passante sul lungomare Caracciolo.

Per lui è normale lavorare come un minatore, il faticoso mestiere del cuoco e del manager che deve far quadrare conti, alta cucina e rispetto da parte dei clienti, dei colleghi e della stampa.

Anche se la sua cucina è fatta di prodotti ricercatissimi, spezie e ingredienti terrestri, di colori fantastici e forme vibranti create da una tecnica magistrale appresa negli anni, i suoi ricordi infantili lo riportano modestamente alle “conserve di pomodori fatte in casa, in famiglia, o al cibo che fregava in cucina alle nonne e ai fratelli, oppure alle torte di mele che faceva la domenica con la madre".

La vita semplice e amorosa che viveva nella sua Torre del Greco sta alla base della sua modestia: il suo ingrediente preferito è infatti l’uovo (vedi la ricetta L'Uovo in Purgatorio), perché “nella sua semplicità racchiude il mondo della nascita, della perfezione, della naturalità”.

«Tutti i maestri che ho incontrato nella mia vita professionale, ma soprattutto i miei collaboratori con cui ho condiviso e scambiato esperienze e tecniche, mi hanno insegnato quanto il confronto sia fondamentale per la crescita sul lavoro.

La mia esperienza più forte è stata comunque a Il Pellicano di Porto Ercole, quando c’era ancora Antonio Guida come timoniere: in quel momento stavo infatti attraversando un momento particolare, in cui alcune scelte avrebbero, da lì a poco, cambiato il mio futuro professionale.

Era una fase di grande intensità psicologica e fisica, per le numerose ore che dedicavo al lavoro e, contemporaneamente, per quelle che dovevo dedicare anche alla mia vita privata e i suoi relativi problemi, annessi e connessi. Ma tutto questo è stato fondamentale perché ne sono uscito vincente e ho preso coscienza della mia forza d'animo».

In soli tre anni Il Comandante è diventato parte della vita di Salvatore Bianco: lo chef trascorre molte ore della giornata lavorando con divertimento e passione. A volte è coinvolto anche per 18-20 ore di seguito. Al Romeo Hotel gestisce e organizza la linea dei tre ristoranti (Romeo Sushi Bar & Restaurant, Beluga Sky Bar & Restaurant e Il Comandante), più le colazioni e il servizio in camera, avendo quindi la piena consapevolezza che si tratta di luoghi tutti con anime diverse:

uno giapponese puro, pulito e senza compromessi commerciali con due chef nipponici; il “Beluga” con una cucina tradizionale napoletana, stuzzichini ed eventi; e infine il ristorante gourmet che il sommelier Mario Vitiello piace definire “globale e locale al contempo”. Per non parlare poi della freschezza delle colazioni e i singoli desideri del servizio in camera, che possono spaziare dal semplice club sandwich al piatto raffinato.

Salvatore Bianco è perciò conscio dell’eccellenza e del lusso in cui lavora, per questo non può e non vuole sbagliare. È una macchina da guerra come un fante da battaglia, ma con la galanteria e l’educazione dei re.

Lo dimostrano le sue ricette: il nuovo menu presenta la volontà di proporre, ancora una volta, alcuni dei suoi piatti signature come Uovo su fonduta di caciocavallo podolico, tartufo e pane integrale e La mia ricotta e pera. Da assaggiare fino alle lacrime anche il menu “Tre anni di Romeo”, ovvero un omaggio voluto dallo chef che, attraverso otto piatti simbolo, ripercorre il “viaggio” de Il Comandante dal 2012, anno in cui ha ottenuto la stella Michelin, fino ad oggi:

Assoluto di gambero rosso 2.0, Uovo 65° con mozzarella affumicata, soffice di patate e caviale e Pancia di maiale marinata al miele e soia con cipollotto glassato, sono solo alcuni mirabolanti esempi.  Grazie a Salvatore Bianco la città di Napoli sta diventando ancora più bella. Anzi, ancora più buona. Popular gourmet permettendo.


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