Francesco Apreda e il suo ristorante con vista su Piazza di Spagna a Roma
Proprio in cima alla scalinata di Piazza di Spagna e di fianco alla Chiesa della Trinità dei Monti, la facciata elegante e un po’ austera dell'Hotel Hassler è immortalata in quasi tutte le cartoline, le fotografie dei turisti e le tele dei pittori di strada.
È uno degli alberghi più famosi di Roma e non solo per l’impagabile posizione sulla collina del Pincio con vista fin sul Tevere e la cupola di San Pietro, ma anche per le atmosfere ricercate delle sale e delle suite, per l’esclusività dell’accoglienza e del servizio, per il rinomato ristorante panoramico del sesto piano.
Per il presidente, direttore generale e unico proprietario Roberto Wirth, l’Hassler rappresenta la passione, la casa e l’eredità di famiglia ed è anche merito del suo impegno, della sua dedizione e del suo tocco di classe molto italiano, se questo pezzo di storia romana considerato uno dei migliori alberghi d’Europa, è ancora oggi simbolo dell’ospitalità di lusso della capitale.
Nonostante il cognome infatti, Wirth è italianissimo, nato a Roma nel 1950, primogenito di Oscar Wirth e di sua moglie Carmen Bucher, erede di una famiglia che da quasi due secoli gestisce alberghi di prestigio in Italia, Svizzera ed Egitto.
Roberto Wirth rappresenta la quinta generazione di questa dinastia di albergatori svizzeri avviata da Franz Josef Bucher, uno dei pionieri dell’industria alberghiera in Europa, che già nel 1890 incaricò il genero Heinrich Wirth, nonno di Roberto, di recarsi a Roma per acquistare l’Hotel Quirinale, che sotto la sua direzione prosperò e divenne ben presto uno degli alberghi più prestigiosi della capitale. Proprio come l’Hassler.
Fu Oscar Wirth figlio di Heinrich e padre di Roberto a gestire l’Hotel Hassler nel 1921, prima con l’albergatore svizzero Alberto Hassler che gli dette il nome, poi come unico proprietario. Completamente rinnovato nel 1939, durante la seconda guerra mondiale fu requisito dalle forze aeree americane come quartiere generale e riaprì solo nel 1947.
Oggi è Roberto Wirth a mantenere alta la fama e il prestigio di questo storico albergo e del suo rinomato ristorante. Spesso invitato a partecipare agli eventi culinari dei più famosi hotel del mondo e incaricato di consulenze per importanti ristoranti all’estero, Wirth ha infatti una spiccata vocazione per la ristorazione ed è considerato un esperto in materia.
È lui che ha creato “Imàgo”, un ristorante d’hotel di successo dove l’esperienza enogastronomica diventa eccellenza, grazie allo chef Francesco Apreda, che lo guida dal 2006, con il suggello di una meritata stella Michelin dal 2009.
Neppure quarantenne, ma con importanti esperienze all’estero, Apreda propone una cucina dinamica e di contaminazione. Per i suoi piatti che attingono dalla tradizione campana sua terra d’origine e da quella romana d’adozione, usa infatti tecniche innovative e tocchi orientali acquisiti lavorando nelle migliori cucine del Giappone prima e dell’India di recente, sempre pronto a viaggiare per confrontarsi con nuove culture nuove.
«La mia è una cucina moderna - dice - ma che non rinnega nulla del suo passato e delle sue origini. I menu seguono le stagioni alla ricerca della molteplicità dei sapori e degli abbinamenti.
I piatti, sempre costruiti e presentati con grande cura, propongono ingredienti e fragranze tipiche della tradizione italiana, con continui richiami alla nostra storia e cultura. Mi piace anche la contaminazione, ma solo se nasce da un’ottima conoscenza dei prodotti e delle lavorazioni che fanno parte della storia e della cultura di un paese».
È uno degli alberghi più famosi di Roma e non solo per l’impagabile posizione sulla collina del Pincio con vista fin sul Tevere e la cupola di San Pietro, ma anche per le atmosfere ricercate delle sale e delle suite, per l’esclusività dell’accoglienza e del servizio, per il rinomato ristorante panoramico del sesto piano.
Per il presidente, direttore generale e unico proprietario Roberto Wirth, l’Hassler rappresenta la passione, la casa e l’eredità di famiglia ed è anche merito del suo impegno, della sua dedizione e del suo tocco di classe molto italiano, se questo pezzo di storia romana considerato uno dei migliori alberghi d’Europa, è ancora oggi simbolo dell’ospitalità di lusso della capitale.
Nonostante il cognome infatti, Wirth è italianissimo, nato a Roma nel 1950, primogenito di Oscar Wirth e di sua moglie Carmen Bucher, erede di una famiglia che da quasi due secoli gestisce alberghi di prestigio in Italia, Svizzera ed Egitto.
Roberto Wirth rappresenta la quinta generazione di questa dinastia di albergatori svizzeri avviata da Franz Josef Bucher, uno dei pionieri dell’industria alberghiera in Europa, che già nel 1890 incaricò il genero Heinrich Wirth, nonno di Roberto, di recarsi a Roma per acquistare l’Hotel Quirinale, che sotto la sua direzione prosperò e divenne ben presto uno degli alberghi più prestigiosi della capitale. Proprio come l’Hassler.
Fu Oscar Wirth figlio di Heinrich e padre di Roberto a gestire l’Hotel Hassler nel 1921, prima con l’albergatore svizzero Alberto Hassler che gli dette il nome, poi come unico proprietario. Completamente rinnovato nel 1939, durante la seconda guerra mondiale fu requisito dalle forze aeree americane come quartiere generale e riaprì solo nel 1947.
Oggi è Roberto Wirth a mantenere alta la fama e il prestigio di questo storico albergo e del suo rinomato ristorante. Spesso invitato a partecipare agli eventi culinari dei più famosi hotel del mondo e incaricato di consulenze per importanti ristoranti all’estero, Wirth ha infatti una spiccata vocazione per la ristorazione ed è considerato un esperto in materia.
È lui che ha creato “Imàgo”, un ristorante d’hotel di successo dove l’esperienza enogastronomica diventa eccellenza, grazie allo chef Francesco Apreda, che lo guida dal 2006, con il suggello di una meritata stella Michelin dal 2009.
Neppure quarantenne, ma con importanti esperienze all’estero, Apreda propone una cucina dinamica e di contaminazione. Per i suoi piatti che attingono dalla tradizione campana sua terra d’origine e da quella romana d’adozione, usa infatti tecniche innovative e tocchi orientali acquisiti lavorando nelle migliori cucine del Giappone prima e dell’India di recente, sempre pronto a viaggiare per confrontarsi con nuove culture nuove.
«La mia è una cucina moderna - dice - ma che non rinnega nulla del suo passato e delle sue origini. I menu seguono le stagioni alla ricerca della molteplicità dei sapori e degli abbinamenti.
I piatti, sempre costruiti e presentati con grande cura, propongono ingredienti e fragranze tipiche della tradizione italiana, con continui richiami alla nostra storia e cultura. Mi piace anche la contaminazione, ma solo se nasce da un’ottima conoscenza dei prodotti e delle lavorazioni che fanno parte della storia e della cultura di un paese».