
WOOD: la foresta segreta di Lara Casta, laddove la pasta intreccia memoria e viaggio
Nel cuore operoso di Gallarate, dove la modernità industriale dialoga con la provincia lombarda più autentica, troviamo il ristorante Wood dove Lara Casta, chef e anima del locale, da 14 anni porta avanti qui la sua idea di cucina contemporanea, personale come un diario di viaggio.
Nata a Busto Arsizio, ma cresciuta tra le arsure della Trinacria, Lara porta in cucina il vento secco delle saline, il profumo acre delle zagare e il canto delle cicale. «Sono cresciuta in un forno» racconta, come a dire che il calore della cucina le appartiene da sempre, radicato come il profumo del pane appena sfornato. Un’infanzia tra orti e forni, animali da cortile e pane impastato con mani antiche: un lessico familiare di lieviti e sacrifici.

Il suo percorso non è stato lineare. Prima il liceo psico-pedagogico, poi il diploma in estetica. Ma il richiamo della cucina è un fiume carsico, impossibile da ignorare. Così, senza scuola alberghiera alle spalle, si è formata sul campo, all'Accademia di Cucina di Da Vittorio. Oggi, insieme al marito, sommelier e maître di sala, ha creato un luogo dal respiro internazionale ma con radici ben salde nel Mediterraneo. La loro è una squadra in equilibrio perfetto: lei ai fornelli, lui in sala, in un assetto che anni fa appariva controcorrente.
La sua non è una cucina di nostalgia, però. È piuttosto un’Odissea gastronomica, un viaggio in cui ogni tappa lascia un’eco nei piatti. La Sicilia resta l’Itaca da cui partire e sempre tornare, ma il suo approccio è di chi ama smarrirsi per poi ritrovarsi. Così, la sua cucina è un intreccio di contrasti e armonie: affumicature, acidità, spezie che danzano con il Mediterraneo.
Nel suo menu la pasta è centrale, come una linea narrativa che attraversa generazioni e culture. «È il simbolo della mia tavola, c’è sempre stata, in tutti i formati», racconta. La sua cucina gioca su contrasti e contaminazioni, ma la pasta resta il perno. Tra le ricette più amate, spicca una rivisitazione della pasta con le sarde, dove la tradizione incontra il viaggio: la pasta cuoce in un infuso di finocchietto, prende il colore della terra e il sapore del mare; le sarde, aromatizzate con spezie orientali e passate alla brace, portano un sentore affumicato. Il tutto completato da un gel di uvetta e pinoli, come un mosaico arabo-normanno nel piatto.

Per il progetto Al Bronzo Barilla ha ideato un piatto che è un manifesto della sua filosofia: spaghetti cotti in brodo di maialino nero, jalapeño spagnolo per una nota piccante, burro affumicato al legno di cedro per l’aroma di brace, e una spolverata di amchar masala con mango siciliano, tra acidità e dolcezza. Un’ode al viaggio e alla memoria.
