Un pranzo da Peppe Guida a Vico Equense, lungo la costiera amalfitana

Entro e mi sento subito a casa: sarà il sorriso aperto e dolce del maître Eduardo, oppure sarà forse l’allegra frenesia con cui mi accoglie Lella, la moglie di Peppe che si aggira tra i tavoli come un ape regina operosa che porta il pane caldo e fragrante, sistema i profumati fiori e rassetta i minimi particolari.

Forse saranno le tende di cotone a fiori o quelle deliziose sculture in cera, create per presepi a tema culinario e realizzate da artisti locali, che sono delle vere e proprie opere d’arte; sarà forse per tutto questo che l’atmosfera è bellissima e noi siamo rilassati e felici di stare seduti qui.

Iniziamo con una serie di deliziosi “saluti dalla cucina”, per proseguire poi con dei tagliolini, la zuppa di pesce, il crudo di gamberi… Alzo bandiera bianca ma i ragazzi indomiti vogliono continuare: ecco allora la carne morbida e profumata, aiutooo! Eduardo sorride nell’angolo e mi rassicura: “È solo un piccolo sorbetto al limone!”. E tutti i profumi della Costiera si scatenano nel mio cervello.

Chissà perché mi sento un po’ triste, come quando sono a una festa in cui mi sono divertita un sacco e sta per finire: certo, è finito il pranzo e tra poco me ne andrò! E invece no: arriva il babà con la crema, solo per i ragazzi però, perché Peppe questa volta ha ubbidito;

e poi arriva la pizza dolce e un dolce al cioccolato e con lui anche Peppe che finalmente si siede con noi e mentre raccoglie commenti e lodi mi rendo conto che non lo sta facendo perché siamo noi ma perché è il suo modo di essere, di condividere.

E poi chiama la mamma Rosa che si unisce a noi e ci racconta a che ora inizierà a preparare le ciliegie candite e la marasca. Peppe chiama con gli occhi Eduardo e subito ci troviamo davanti un bicchierino di liquore dolce e corposo che scivola leggero dentro di noi, e poi ci racconta delle conserve e dei sottaceti con gli stessi occhi luminosi del figlio, pieni di passione per un lavoro impegnativo e stressante che però loro vivono in allegria.

Sono le 17 ed è proprio ora di andare, ma non c’è tristezza, anzi c’è l’allegria di chi lascia la casa di un amico e che sa che ogni volta che torna si sentirà come a casa sua.


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