Giuseppe Iannotti: tra viaggi e sperimentazione

Solita routine in giro per il mondo: consulenze, incontro con alcuni colleghi, una cena a 4 mani, a visitare due o tre aziende di prodotti e attrezzature di cucina e infine qualche cena illuminante. Ventiquattr’ore prima dell’atterraggio in Italia era da Ryugin, dallo chef Seiji Yamamoto, con un cliente italiano; qui una volta ha ordinato per quattro volte il flan di sakè, per capire il trucco della perfezione di uno dei dolci più perfetti che abbia mai assaggiato. Oltre al dessert Liquirizia e Panna di Niko Romito, s’intende.

È fatto così Giuseppe Iannotti, per lui la velocità di pensiero, la ricerca, la curiosità e l’evoluzione del cambiamento sono snack quotidiani. La sua carriera è associata ai vecchi punti MilleMiglia di Alitalia, ha messo le bandierine un po’ ovunque nel tabellone del Risiko gastronomico del mondo: una volta è qui, nella sua Valle di Maddaloni, oltrepassando in macchina il monumentale Acquedotto Carolino della metà del Settecento, oppure su qualche yacht a cucinare o semplicemente in veste di spacciatore di ostriche francesi, tartufi langaroli o caviali dal ruggente Caspio, o in Giappone o in Spagna o in qualche città europea per qualche evento sulla cucina gastronomica.

Spessissimo è invece al Krèsios di Telese Terme nel Beneventano, suo avamposto ristorativo dove un ristorante 2 stelle Michelin, un laboratorio tecnologico di cucina, il delivery 8pus, delle splendide camere luxury e un immenso vigneto/orto davanti convivono come un ingranaggio perfetto alla Leonardo da Vinci. Sulla carta Giuseppe non è ingegnere, gli mancano ancora 5 o 6 esami. Nel frattempo, da quando si è iscritto all’università ha fatto la scuola alberghiera, ha aperto due ristoranti e provato più di un migliaio di ristoranti fine dining nel mondo, ha conquistato una e poi due stelle Michelin, ha due figli bellissimi, Anna e Raffaele, costruito una brigata che lo segue, tra un piatto e l’altro, dal 2011, e allestito un laboratorio di cucina in stile Isaac Asimov. Basti pensare che nel 2019, prima che tutto si fermasse, aveva fatto più di 100 voli con l’allora Alitalia, le assistenti di volo lo chiamavano pure per il nome di battesimo, “vuole un altro caffè Giuseppe, così si sveglia, siamo arrivati!”, e intanto quasi non si ricordava dove. Iannotti bisogna immaginarselo come uno chef con continui cambi di prospettiva, come accade nella sua cucina d’altronde: può camminare da solo in vigna, davanti al casolare, mentre ispeziona i suoi animali da cortile, i conigli soprattutto, che in un piatto associa proprio alle sue verdure dell’orto, facendo un omaggio alla propria quotidianità; oppure nel suo laboratorio iper-tecnologico è intento a provare liofilizzazioni, acrobazie con la pressione inversa per concentrare il sapore degli ingredienti, magari creando un meraviglioso tagliolino con pesto liofilizzato, appunto, gambero e bisque di crostacei. Diverse situazioni che continuano a dargli stimoli per i suoi piatti. Scoppiettanti idee che portano a forgiare il vero Krèsios.

Estratto di "Giuseppe Iannotti" di Carlo Spinelli nel N° 42 di ItaliaSquisita
Photo Credits: Alberto Blasetti


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