Gennaro Esposito e il suo ristorante nel Golfo di Napoli

Racchiuso tra l’imperiosa scogliera sorrentina e il mare del Golfo di Napoli, il ristorante “Torre del Saracino” è stato pensato e realizzato all’interno di un’antica torre difensiva, che fu creata appositamente per avvistare i pirati arabi del VII secolo d.C.

Il borgo marinaro di Seiano, piccolo porticciolo di Vico Equense, è la precisa sede geografica, luogo vivace e pacifico in cui le voci dei pescatori si frappongono a quelle dei turisti gourmet. La loro presenza non è casuale perché questo piccolo paese ospita uno degli chef più interessanti del panorama italiano, Gennaro Esposito.

Nella storia di ogni grande chef c’è sempre un maestro, direbbero molti critici ed enogastronomi, ma il caso di Gennaro Esposito sembra confutare clamorosamente tale asserzione.

Lo chef di Vico Equense infatti ha lavorato a Bergamo, Roma e Sorrento, da Nord a Sud, passando poi per Gianfranco Vissani, in Umbria, e addirittura a Parigi e Montecarlo dallo storico Alain Ducasse, ma ciò che gli è rimasto è stata solo un “contorno”. Gli insegnamenti nel suo primo luogo di lavoro, in un bar a 9 anni, la scuola alberghiera e tutto il resto prima del 2001, hanno solo rinforzato le sue tecniche e la sua curiosità, ma niente di più.

I prodotti genuini e territoriali come le mozzarelle di bufala, il maiale nero casertano, la colatura di alici di Cetara, i limoni di Sorrento e la mela annurca della Valle Caudina erano già nel suo DNA. Non aveva bisogno di altro, perché aveva già tutto quanto nei propri cromosomi.

I ristoranti “Casa Vissani” nel 1996, “Louis XV” e “Plaza Athénée” di Ducasse nel 2000 hanno forse risvegliato in lui l’amore per le cose buone e quella fantasia che fin da piccolo possedeva. Gli hanno forse instillato nuove tecniche di lavoro, ma quello che Gennaro Esposito pensa e crea lo tira fuori dal cuore, senza bisogno di alcun maestro.

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