Tutto inizia quando il padre Flavio, falegname, bello e gentile come un attore inglese di teatro, prende una stalla, acquista quattro animali, taglia il prato, fa il fieno, raccoglie il letame e insegna al figlio Riccardo come lavorare in montagna. Vivono in una tipica casa ampezzana, in mezzo al nulla bucolico, solo vacche e tanto lavoro mattutino. Anche Riccardo fa falegnameria a scuola, come se il mestiere dell’intagliare la natura fosse già una profezia del suo stile culinario. A 14 anni la famiglia prende in gestione il pascolo del Brite de Larieto, innescando la scintilla del montanaro vero, quello che si sveglia all’alba per andare a mungere in malga e vendere poi il latte nel Bellunese. E poi fieno su fieno, trattori e poi ancora latte e così i giorni passano come un Salvan, l’omone dalla lunga barba e vestito di una folta pelliccia che secondo le leggende proteggeva gli abitanti dal freddo della montagna. È in questo contesto che la mente di Riccardo si apre, le sue mani iniziano a incresparsi [...]
Estratto di "Riccardo Gaspari" di Carlo Spinelli su IS n°50
Foto di Cristian Parravicini