Massimo Spigaroli: 50 anni di cucina, terra e sogni condivisi

A Polesine Parmense (PR), per il 50° anniversario da chef di Massimo Spigaroli, 15 anni dell’Antica Corte Pallavicina e i 65 anni del Cavallino Bianco è andato in scena il più bel film: quello dove i maestri ritrovano i loro allievi e scoprono di aver seminato sogni.
Sull’aia dell’Antica Corte Pallavicina a Polesine Parmense (PR) dove lunedì 28 luglio 2025 il tempo si è fermato per celebrare non uno, ma tre compleanni insieme. Mezzo secolo di Massimo Spigaroli con la casacca da chef addosso come una seconda pelle. Quindici anni dall'inaugurazione dell'Antica Corte Pallavicina, quel posto dove il culatello non è solo salume ma filosofia di vita. E 65 candeline per il Cavallino Bianco, dove tutto è iniziato grazie a mamma Enrica e papà Pirèn.

Ma la vera festa non era sui calendari. Era negli occhi di quelli che sono saliti sul palco, uno per uno, chiamati per nome dal giornalista Luigi Franchi, direttore di “Sala e Cucina”. Non i soliti volti noti, magari televisivi. Questi erano i ragazzi di una volta, quelli che nelle cucine di Massimo e Luciano hanno girato i primi mestoli con le mani che tremavano dall'emozione.

Cuochi, certo. Ma anche camerieri, agricoltori, preparatori di culatelli. Persone che hanno respirato l'aria di casa Spigaroli e della Bassa parmense e poi sono volate via, portando con sé qualcosa che non si impara sui libri. Perché quando il giornalista Franchi ha posto la domanda delle domande: «Cosa ti ha insegnato la famiglia Spigaroli?» le risposte sono arrivate dritte al cuore: credere nei propri sogni; la dedizione; l'amore per il territorio; il rispetto per la terra; l'importanza della materia prima.

Molti di loro hanno fatto chilometri per esserci. New York, Copenaghen, Dubai, Costiera Amalfitana. Oggi cucinano accanto a chef pluristellati, dirigono ristoranti, inventano sapori. Ma lunedì sera erano di nuovo gli apprendisti di una volta, con negli occhi la stessa luce di quando scoprirono che cucinare non è solo mescolare ingredienti, ma creare felicità.

Persino monsieur Alain Ducasse, quello dei 34 ristoranti nel mondo e delle 2mila persone che lavorano per lui, ha voluto essere lì. A testimoniare che certe lezioni non si dimenticano mai, anche quando si diventa grandi. «Una casa incarnata in un territorio», ha detto dell'Antica Corte.

«Tutti lavoriamo per lo stesso obiettivo: fare sempre meglio», ha dichiarato Lorenzo Chierici, sous-chef dell'Antica Corte. Una frase che invece racchiude il segreto di chi non si accontenta mai, nemmeno quando ha raggiunto la vetta.

E quando è arrivato il momento dei regali, quei «ragazzi» hanno tirato fuori il cuore. Una foto con una dedica speciale e una casacca da chef firmata da tutti loro, persino da Alain Ducasse. Una casacca che vale più di qualsiasi stella Michelin, perché porta cucite addosso le firme della gratitudine.

C'era anche Edoardo Raspelli, che ha ricordato come uno dei suoi primi articoli da critico gastronomico fu dedicato proprio al Cavallino Bianco. Era l'inizio degli anni Settanta, quando il mondo era in bianco e nero. E poi Fausto Arrighi, per anni direttore della Guida Michelin, Claudio Rinaldi della Gazzetta di Parma, il sindaco Michele Guerra. Tutti lì, come testimoni di una storia che continua a scriversi.

Una festa per tutto l'universo Spigaroli di ieri e di oggi. C'era anche la novantaquattrenne Carla, cugina di Massimo e Luciano, custode di memorie che sanno di pasta fatta in casa e domeniche in famiglia. E c'era Benedetta Spigaroli, figlia di Luciano e Antonia, nipote di Massimo, che rappresenta il futuro di una tradizione che non ha paura del domani.

Perché questa è la vera lezione che arriva da quell'aia di Polesine Parmense: che i maestri migliori sono quelli che insegnano a sognare. E che i sogni, quelli veri, non invecchiano mai.
Published on: 30-07-2025

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