Cromosomi vicentini, uno spirito soprasensibile, idee chiare e sperimentazione. Questo mi viene in mente quando penso a Lorenzo Cogo, 28 anni, una stella Michelin da ormai 3 a Marano Vicentino, e un'esperienza internazionale di tutto rispetto alle spalle.
Il giovane cuoco, dopo aver girato più di mezzo mondo con padelle in spalla, a soli 24 anni, è tornato in Italia con il cuore sbuffo d'amore per la sua terra e ha costruito ElCoq, il ristorante che aveva sempre sognato, e che ad oggi è a un punto di svolta.
Stasera ci sarà "Infusion", il suo nuovo progetto culinario che vedrà 12 mani e 6 cucine contemporanee interagire e mescolarsi per la creazione di un solo menu alla Fondazione Bissazza di Montecchio Maggiore, sperimentando, cucinando e promettendo una felice sinergia tra arti visive e gastronomiche internazionali.
-Come nasce l'idea di Infusion?
Infusion nasce dalla voglia di sperimentare e di condividere, in un interscambio culinario, fuochi e fornelli con persone che hanno la mia stessa passione, che vivono la cucina a tutto tondo, come la vivo io. L'idea è quella di mettere in relazione diverse culture gastronomiche e stabilire tra loro un dialogo vivace e creativo. Il confronto è alla base della ricerca e dell'innovazione e mi piacerebbe che Infusion fosse solo il primo passo in direzione della creazione di un format culinario.
Il giovane cuoco, dopo aver girato più di mezzo mondo con padelle in spalla, a soli 24 anni, è tornato in Italia con il cuore sbuffo d'amore per la sua terra e ha costruito ElCoq, il ristorante che aveva sempre sognato, e che ad oggi è a un punto di svolta.
Stasera ci sarà "Infusion", il suo nuovo progetto culinario che vedrà 12 mani e 6 cucine contemporanee interagire e mescolarsi per la creazione di un solo menu alla Fondazione Bissazza di Montecchio Maggiore, sperimentando, cucinando e promettendo una felice sinergia tra arti visive e gastronomiche internazionali.
-Come nasce l'idea di Infusion?
Infusion nasce dalla voglia di sperimentare e di condividere, in un interscambio culinario, fuochi e fornelli con persone che hanno la mia stessa passione, che vivono la cucina a tutto tondo, come la vivo io. L'idea è quella di mettere in relazione diverse culture gastronomiche e stabilire tra loro un dialogo vivace e creativo. Il confronto è alla base della ricerca e dell'innovazione e mi piacerebbe che Infusion fosse solo il primo passo in direzione della creazione di un format culinario.
Inoltre non nego la voglia di tenere accesa una luce sul mio territorio, mi piace pensare di dare un contributo nel farlo vivere e assaporare.
- Hai coinvolto 5 giovani promesse della cucina internazionale. Come hai scelto i colleghi che ti accompagneranno stasera?
Quando ho un progetto scelgo sempre il minimo comune denominatore, che in questo caso è la contaminazione. Quando mi è stato chiaro questo, mi è sembrato ovvio che i cinque "padellieri" che volevo al mio fianco sarebbero stati: Daniel Burns: stella Michelin del “Luksus” di Brooklyn, Thiago Flores: executive chef del “Paris Bistrò” di Rio de Janeiro, Virgilio Martinez: executive chef e proprietario del ristorante “Central” a Lima, Paco Morales: chef del “Noor” di Cordoba, Joji Tokuyoshi: chef dell'appena inaugurato ristorante Tokuyoshi a Milano. Ci ho pensato, li ho chiamati ed eccoci qui. Stasera tutti insieme in cucina.
Amici, colleghi che stimo. Persone diverse da me e tra loro, lontane, e con tradizioni culinarie ben distinte, ma che, nonappena in cucina, iniziano a parlare la stessa lingua. Persone con le quali condivido passione e modus agendi e con le quali so di poter creare qualcosa di bello.
-L'evento si terrà stasera, appena dopo la fine della tre giorni di Identità Golose. Hai scelto però di organizzarlo nel vicentino e non a Milano! Quanto c'è di provocatorio nella tua scelta?
Amo l'italia intera. Ma la terra che mi ha cresciuto come uomo e come cuoco resta il mio punto fisso. Ho ancora tanto da imparare, da prendere dalla mia zona di appartenenza. L'Italia sembra aver tagliato fuori dalla sua cartina geografica molti territori, tutto si concentra in poche città che sono diventate poli positivi di progetti e di risorse. Io continuo a pensare che ci siano terreni fertili anche altrove, anche in provincia, che aspettano solo di essere ricordati e coltivati nel nostro paese. Quindi si, c'è un che di provocatorio nella mia scelta!
-5 anni fa sei tornato in Italia per costruire finalmente il "tuo posto": El Coq. Il 2015 però sarà un anno per metà sabbatico. Hai deciso di aprire su prenotazione e prenderti un po' di tempo per pensare..
Mi piace fare le cose per bene. Il mio lavoro era nel mio destino. Io l'ho scelto e lui ha scelto me. Nell'ultimo periodo però ho iniziato a lavorare e basta. Quasi dimenticando la mia passione e perdendo energia. Ci vuole dedizione, spirito di sacrificio e voglia di mettersi in gioco. Voglio solo respirare un attimo, pensare e godermi la cucina. Viverla di nuovo come una compagna irresistibile e non come un dovere.
-Pensi mai di tornare all'estero?
Ci penso! Certo che ci penso. Ho molto in testa e so che forse mi sarebbe più semplice costruire altrove. L'Italia è complessa e, nonostante tutte le sue mille e bellissime sfumature, tende a non supportate gli entusiasmi e le iniziative di noi giovani cuochi e imprenditori. Io però non mi sono ancora arreso. Il cuore di El Coq è qui, in Italia, a Marano Vicentino e ha bisogno di me. Penso piuttosto di creare una succursale del gusto italiano all'estero. Magari un nuovo progetto nel quale far convogliare nuove idee e sinergie. Staremo a vedere.
E’ un entusiasta Lorenzo, determinato e deciso, è uno che le cose le fa per bene o non le fa. Oggi sceglie di restare nella terra che “tanto mi ha dato e da cui tanto ho ancora da prendere e imparare” nonostante i passamano insicuri che l’Italia mette a disposizione, e di continuare a lavorare nell'ottica di illuminare il suo territorio e non solo il suo lavoro.
Stasera aspetterà tutti alla Fondazione Bisazza per una cena vulcanica e di sicuro sorprendente.
#infusionatevi