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La storia dei vini rossi toscani secondo Natascia Santandrea
Natascia Santandrea racconta la storia dei vini toscani e dei vini rossi toscani dagli anni ’60 a oggi, attraverso gli occhi de La Tenda Rossa a Cerbaia (FI).
Natascia Santandrea è la chef sommelier del ristorante LaTenda Rossa a Cerbaia (FI). Nata negli anni ’70, Natascia ha visto tutta l’evoluzione dei vini toscani, dal vino ruspante contadino alle grandi etichette che ora fanno moda e tendenza nel mondo. I vini rossi toscani hanno visto il periodo delle barrique, il periodo in cui venivano chiamati “supertucan”, il momento in cui invece si è tornati all’immediata fruibilità e non più l’esaltazione della parola “longevità”, ossia una ruvidezza immediata per godere dei frutti del futuro. Natascia Santandrea ci racconta la storia dei vini toscani dagli anni ’60 a oggi.
Non si può parlare di “vini toscani”, in stretto termine tout court, perché la mia regione è fatta di tante zone differenti: montagne, colline, pianure, litorale marino, mezze colline, ecc. La Toscana ha una forte tradizione e una solida predisposizione al vino, da sempre. Prima degli anni ’60-’70 si produceva un discreto vino dei contadini, buono davvero. Poi, negli anni ’70 c’è stato un investimento economico dei ristoratori che hanno creduto nei nuovi e giovani produttori, quelli che predicavano una nuova religione, quella della “longevità del vino”. In effetti i loro erano vini ruvidi e solidi, su cui si poteva difficilmente scommettere se non per grande fiducia o innata preveggenza. Fatto sta che adesso, aprendo alcune di quelle bottiglie, si può finalmente (ed eccome!) apprezzare lo sforzo degli anni ’80. Nel decennio successivo invece arrivano due novità: l’esasperazione della barrique (col sentore vanigliato, ndr) e la definizione anglosassone di “supertuscan”. Ecco puntualizziamo: l’epoca barrique non la considero poi così tanto male, perché, facendo prove e prove sulle materie prime, ha portato a risultati buoni (forse un po’ uniformati, ma pur sempre buoni); la definizione supertuscan invece mi fa “super ridere”, perché non si sa bene che cosa significhi! Tutti i vini rossi toscani buoni sono supertuscan? Oppure solo quelli “griffati” delle celebri aziende? E i vari Brunello e Montepulciano, sono anch’essi supertuscan o semplici divagazioni della DOCG? Bisogna dire però che tale “denominazione non denominazione” è stata un’importante invenzione anglofona (inglese, americana o californiana?) che ha dato una grossa spinta al turismo del vino in Toscana, e ovviamente al commercio internazionale. Negli anni 2000 i vini toscani si sono trasformati in pronta beva e più rotondi. Adesso si trovano bottiglie più leggiadre, immediatamente più fruibili, una sorta di “pronto moda” di un grande stilista. I vitigni rimangono gli stessi (le mille varietà di Sangiovese, il Merlot, il Cabernet, ecc.), ma le mode continuano a cambiare. E la Toscana detta molto spesso quale sia la tendenza.
Info: www.latendarossa.it