D’altro canto Copenhagen rappresenta oggi agli occhi del maitre di belle speranze, così come del cuoco che vuole farsi le ossa, il luogo del manifesto nordico di Renè Redzepi, in primis, e poi la porta di accesso ideale a un universo gastronomico che ha saputo reinventare regole estetiche nel piatto, che ha rispolverato l’utilizzo di pratiche ancestrali nascoste tra le pieghe dei boschi e del foraging portandole all’attenzione della cucina d’autore (fermentazioni e affumicature, tra le altre), che ha saputo mettere in primo piano l’attenzione verso la natura e la sostenibilità facendola diventare parte integrante dell’esperienza a tavola. Ed è un pacchetto di valori gastronomici non da poco, al quale si è aggiunta una base preesistente ben solida, con i cuochi danesi da sempre protagonisti di un evento celebrato a livello planetario come il Bocuse d’Or. Basti pensare a un certo Rasmus Kofoed del ristorante Geranium, per intenderci.
Estratto di Gualtiero Spotti di "Italiani a Copenaghen" del n°40 di ItaliaSquisita
Photo Credits: Kim Wyon