Oliver Glowing: un tedesco dal gusto italiano

A Villa Borghese la natura e la storia si fondono ad arte, tra giardini all’italiana, splendidi edifici tardo rinascimentali, musei e bioparchi zoologici. All’interno di questa istituzione capitolina, all’Aldrovandi Villa Borghese, non poteva mancare tuttavia anche una vera cattedrale della ristorazione dove poter celebrare l’alta cucina dal sapore italico.

Ironia della sorte buongustaia, a capo di questo progetto enogastronomico c’è uno chef tedesco, Oliver Glowig, che con la sua passione è riuscito a ricreare piatti italiani ancor con più enfasi di alcuni suoi colleghi che sono nati e cresciuti nella terra di Dante Alighieri.

Oliver Glowig è nato a Düsseldorf, nella Renania-Vestfalia germanica, ha 42 anni, due figlie e una moglie d’origine veracemente caprese. Le sue basi culinarie degli esordi sono state stuzzicate da un’impostazione francese, nella tecnica e nella gestione di brigata, ma quando è sbarcato alla corte di Jean Michel Feret all’Acquarello di Monaco di Baviera la cucina italiana ha incominciato a conquistare il suo interesse.

«Nonostante fosse un francese in terra tedesca, lo chef faceva una cucina italiana. Con lui i prodotti e le ricette dal gusto reale e palpabile mi hanno spinto a visitare l’Italia, a lavorarci per qualche tempo per sentire direttamente sulla mia pelle cosa significasse lavorare nel BelPaese. Dovevo andare a lavorare da Gualtiero Marchesi!». E così accadde: tre altisonanti stagioni all’Hotel lusso Quisisana a Capri e poi a Erbusco all’Albereta.

Oliver Glowig è arrivato in Italia a 25 anni, e da allora la sua idolatria nei confronti della nostra cultura gastronomica è cresciuta a dismisura. Negli anni di Capri conobbe la sua adorata moglie, da cui avrà in seguito Gloria e Aurora. Capri è diventata la sua seconda patria, ma nel 1998 decise di tornare in Germania, ancora all’Acquarello di Monaco, in veste di chef responsabile accanto a Mario Gamba.

«Due anni in Germania e la nostalgia per l’isola partenopea assale me e mia moglie: io lavoravo tutto il giorno e, anche se la mia consorte parlava il tedesco, si sentiva un po’ sola in una città a lei estranea. La malinconia caprese ci stava logorando. Perciò torniamo nell’”isola azzurra”, per quietare anima e corpo in mezzo al Mediterraneo». Questa volta è stato l’hotel Capri Palace a investire nel piccolo genio di Düsseldorf, forte anche della stella Michelin appena conquistata a Monaco dopo solo due anni di lavoro. Nove anni idilliaci nel Golfo di Napoli, alta cucina mediterranea, sperimentazioni e una padronanza culinaria sempre più consapevole e sofisticata.

A Capri lo chef neo-italiano è cresciuto in modo mastodontico e fruttifero, e le basi per creare qualcosa di totalmente suo erano pronte su un piatto d’argento. «Guarda caso, proprio in questo momento della mia vita, mi viene proposto di andare a Montalcino, per un’avventura tutta mia. Per la prima volta sarei stato lo chef patron di un ristorante!».

Ma non è tutto oro quello che luccica, direbbe il saggio orafo, e l’investimento non resse l’urto della crisi e della stagione invernale. Dopo 3-4 mesi Oliver Glowig, abbastanza provato dal’esperienza in Toscana, decise di ricominciare da capo, questa volta a Roma all’interno del Grand Hotel Aldrovandi Villa Borghese. Un nuovo splendente inizio.

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