“Don Alfondo 1890”, il ristorante stellato nella provincia di Napoli
Sant’Agata è un “sonnacchioso” paesino, non certo turistico, che giace su una collina che domina il mare infinito: che ci faccio qui? Sono venuta a conoscere una delle realtà italiane più celebrate, un pezzo di storia della cucina italiana; colui che con la sua arte e la sua sapienza ha saputo trasformare una cucina di pasta pizza e pomodoro in una generazione di chef che sono, oggi, una realtà eccellente del nostro Paese.
Varco il cancello, sono scettica e affranta: ma non sarà tutta una montatura? Com’è possibile che qui, proprio qui ci sia qualcosa o qualcuno per cui venire da tutte le parti del mondo e provare il desiderio di tornare? Pochi passi e il sorriso sornione di Alfonso Iaccarino e quello smagliante del figlio Ernesto mi accolgono; mi invitano a sedere nelle poltroncine del de hors e subito, avvolta dai profumi di timo, menta, maggiorana e lavanda, capisco che è proprio qui che volevo arrivare.
Il cancello è ora chiuso. Il mondo è fuori ed è ormai un concetto lontano: non fa più caldo, non sono più stanca e il profumo del mare lo sento così nell’aria che sembra lì, a portata di mano, invece di essere laggiù all’orizzonte.
Il piccolo borgo, una residenza d’epoca sapientemente restaurata, racchiude differenti luoghi d’accoglienza: il ristorante gourmet, un negozio che offre i prodotti della tenuta di famiglia “Le Peracciole” (di rigore utilizzati anche in cucina,), una lounge-biblioteca per riposarsi prima di cena e, da poco più di un anno, quattro suite, quattro junior suite e un appartamento per poter godere del fascino sia dopo la deliziosa cena, sia, al risveglio del mattino, con la colazione alla “Don Alfonso”.
Un modo, questo, per poter assaporare tutta la giornata l’affascinante compagnia della famiglia, e con loro magari visitare la tenuta che si protende irta sul mare e in cui vengono coltivati tutti i prodotti che arrivano sulla tavola del ristorante. Le suite e le junior suite sono ampie e accoglienti, dominano i colori caldi del Mediterraneo: sfumature gialle, rosa e verdi.
Sono camere funzionali e moderne; hanno i nomi dei profumi del luogo, come Lavanda, Maggiorana, Menta, Rosmarino, Salvia, Timo e l’appartamento La Casa del Poeta. Sono arredate col gusto di chi ha viaggiato e conosciuto il mondo, con mobili d’antiquariato e lampadari di Murano, pavimenti di cotto e originali piastrelle di Vietri sul Mare; specchi e luci calde che riflettono il sole del luogo.
Al “Don Alfonso” le ore scorrono lente tra il frinire delle cicale e i profumi dei piatti che escono dalla cucina. Il nostro assaggiatore Carlo degusta, commenta, scrive e Cristian, il nostro fotografo, cattura le immagini di una giornata scandita dal gusto e da momenti di ricordi di Alfonso Iaccarino che, con gli occhi azzurri come il mare che lo circonda, ci racconta la sua storia, delle sue battaglie e delle sue vittorie, del suo amore per questa terra, dei suoi momenti difficili e delle sue conquiste.
Ernesto entra ed esce dalla cucina: segue la preparazione dei piatti, li spiega con entusiasmo ai miei ragazzi, si unisce a noi e parla con l’animo di chi sente di essere l’erede di un grande progetto di vita.
Non c’è timore nei suoi occhi verdi ma la determinazione a portare avanti una storia importante, la consapevolezza di un’eredità che va difesa e implementata con la linfa della giovinezza e la consapevolezza della tradizione di famiglia. Sono le 17, è ora di ripartire.
Un po’ mi dispiace lasciare questo luogo: è forse per questo che tanti vengono e poi tornano? “Don” Alfonso parte alla volta della sua tenuta per verificare il raccolto della giornata, per scegliere i prodotti per la cena della sera; poi mi sorride e ci lascia con una frase di Oscar Wilde: «Adoro i piaceri semplici, sono l’ultimo rifugio del complicato».
Ci accompagna quindi al cancello e ci abbraccia. Ecco, in questi semplici gesti ci sono tutti gli ingredienti che compongono l’alchimia che dona una magia speciale a questo luogo.
Varco il cancello, sono scettica e affranta: ma non sarà tutta una montatura? Com’è possibile che qui, proprio qui ci sia qualcosa o qualcuno per cui venire da tutte le parti del mondo e provare il desiderio di tornare? Pochi passi e il sorriso sornione di Alfonso Iaccarino e quello smagliante del figlio Ernesto mi accolgono; mi invitano a sedere nelle poltroncine del de hors e subito, avvolta dai profumi di timo, menta, maggiorana e lavanda, capisco che è proprio qui che volevo arrivare.
Il cancello è ora chiuso. Il mondo è fuori ed è ormai un concetto lontano: non fa più caldo, non sono più stanca e il profumo del mare lo sento così nell’aria che sembra lì, a portata di mano, invece di essere laggiù all’orizzonte.
Il piccolo borgo, una residenza d’epoca sapientemente restaurata, racchiude differenti luoghi d’accoglienza: il ristorante gourmet, un negozio che offre i prodotti della tenuta di famiglia “Le Peracciole” (di rigore utilizzati anche in cucina,), una lounge-biblioteca per riposarsi prima di cena e, da poco più di un anno, quattro suite, quattro junior suite e un appartamento per poter godere del fascino sia dopo la deliziosa cena, sia, al risveglio del mattino, con la colazione alla “Don Alfonso”.
Un modo, questo, per poter assaporare tutta la giornata l’affascinante compagnia della famiglia, e con loro magari visitare la tenuta che si protende irta sul mare e in cui vengono coltivati tutti i prodotti che arrivano sulla tavola del ristorante. Le suite e le junior suite sono ampie e accoglienti, dominano i colori caldi del Mediterraneo: sfumature gialle, rosa e verdi.
Sono camere funzionali e moderne; hanno i nomi dei profumi del luogo, come Lavanda, Maggiorana, Menta, Rosmarino, Salvia, Timo e l’appartamento La Casa del Poeta. Sono arredate col gusto di chi ha viaggiato e conosciuto il mondo, con mobili d’antiquariato e lampadari di Murano, pavimenti di cotto e originali piastrelle di Vietri sul Mare; specchi e luci calde che riflettono il sole del luogo.
Al “Don Alfonso” le ore scorrono lente tra il frinire delle cicale e i profumi dei piatti che escono dalla cucina. Il nostro assaggiatore Carlo degusta, commenta, scrive e Cristian, il nostro fotografo, cattura le immagini di una giornata scandita dal gusto e da momenti di ricordi di Alfonso Iaccarino che, con gli occhi azzurri come il mare che lo circonda, ci racconta la sua storia, delle sue battaglie e delle sue vittorie, del suo amore per questa terra, dei suoi momenti difficili e delle sue conquiste.
Ernesto entra ed esce dalla cucina: segue la preparazione dei piatti, li spiega con entusiasmo ai miei ragazzi, si unisce a noi e parla con l’animo di chi sente di essere l’erede di un grande progetto di vita.
Non c’è timore nei suoi occhi verdi ma la determinazione a portare avanti una storia importante, la consapevolezza di un’eredità che va difesa e implementata con la linfa della giovinezza e la consapevolezza della tradizione di famiglia. Sono le 17, è ora di ripartire.
Un po’ mi dispiace lasciare questo luogo: è forse per questo che tanti vengono e poi tornano? “Don” Alfonso parte alla volta della sua tenuta per verificare il raccolto della giornata, per scegliere i prodotti per la cena della sera; poi mi sorride e ci lascia con una frase di Oscar Wilde: «Adoro i piaceri semplici, sono l’ultimo rifugio del complicato».
Ci accompagna quindi al cancello e ci abbraccia. Ecco, in questi semplici gesti ci sono tutti gli ingredienti che compongono l’alchimia che dona una magia speciale a questo luogo.