Davide Oldani e il suo D’O a Cornaredo

Dopo l’apprendistato fondamentale da Gualtiero Marchesi, quattro anni in Francia e poi America e Giappone, Davide Oldani torna in Italia dodici anni fa e apre il ristorante D’O a Cornaredo. Parte dal concetto di “nutrire il pianeta”, preferisce vendere cento piatti di spaghetti a 1 euro che uno col caviale a 100 euro, perché in questo modo può avere contatti con più persone.

«L’unica cosa che mi piace fare è mangiare poco, però mangiare buono; noi ci nutriamo quattro volte in più del dovuto, quindi siamo prede facili di malattie, cattiva salute e stress psicofisico. Quando mangio voglio stare bene per una maggior qualità di vita!». È entusiasmante sentire parlare Davide Oldani del suo ristorante, perché lui prima agisce e poi comunica quello che ha fatto: un’idea di marketing pulita e concreta, che non vende fumo ma saporiti arrosti.

Il D’O ha molto cuore e profondità, incline a celebrare in ogni modo le persone e il loro operato, dai clienti curiosi e paganti agli stessi componenti della brigata, eterogenei e lavoratori assidui, come i tre lavapiatti Colamba Arachchigge Eranda, Binduhewage Gemunudasa e Aglan Blal Mohamed El Sayed: senza di loro, “questo ristorante non potrebbe muoversi”.

Tuttavia, nonostante i mille impegni e la seria concentrazione, lo chef di Cornaredo dimostra sempre dolcezza nelle sue parole e poi, quando viene scherzosamente provocato, i suoi occhi da fanciullo impacciato mettono in luce a volte aspetti inconsueti del suo carattere: la timidezza e l’imbarazzo delle gote rosse prendono infatti il sopravvento sulla sua attitudine razionale, schematica e quasi robotica verso il lavoro.

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