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Vini Gaja: il bello del vino in Piemonte

Per una sera sul palcoscenico del teatro comunale di Modena si è cantata l’eccellenza del vino italiano e si è celebrato un compleanno importantissimo. Per una sera niente tenori, soprani o professori d’orchestra, ma tavoli imbanditi con bottiglie di grandi vini e un direttore d’orchestra d’eccezione che ha guidato i palati di 150 fortunati in un viaggio attraverso i suoi vini. Stiamo parlando di Angelo Gaja, patron della omonima cantina italiana, la più conosciuta al mondo che proprio quest’anno ha compiuto 150 anni di vita. Già, le cantine Gaja, nella loro eccellenza nota a tutti gli appassionati, compie un secolo e mezzo nell'amore del vino piemontese. Un compleanno targato Modena, in una cornice meravigliosa come il palcoscenico del teatro Pavarotti, fortissimamente voluto dalle tre persone che hanno fatto conoscere i grandi vini a Modena: Alessandro Nicolini della Caffetteria Giusti, Marina Bersani dell’Enoteca Compagnia del Taglio e Matteo Morandi dell’Hosteria Giusti. E nel festeggiare una grande cantina non si poteva non fare un grande gesto di solidarietà. L’intero incasso della serata, circa 18mila euro, è andato all’Aseop, l’ Associazione Sostegno Ematologia Oncologia Pediatrica, nata nel 1988 e che oggi è diventata un importante attore nel settore della ricerca scientifica. I circa 150 ospiti della serata che hanno festeggiato il compleanno della famosa cantina piemontese, hanno ascoltato dalle parole di Angelo Gaja la storia della sua famiglia, delle Langhe e dei meravigliosi vini che dopo anni di affinamento escono dalle sua cantine. Protagonisti della degustazione 4 eccellenti vini, il Barbaresco 2004, lo Sperrs 2003, il Sorì San Lorenzo 1999 e il Gaja & Rey 1997. “Il vitigno cabernet sauvignon è come John Wayne, è facile da capire, si mette al centro dell’attenzione, è leale – ha confessato Gaja - mentre il nebbiolo è come Marcello Mastroianni; se il grande attore fosse qui si metterebbe in un angolo di questo palcoscenico, dovremmo andare noi a scoprirlo e ci accoglierebbe con un sorriso ironico e un po’ imbarazzato. Però tutte le donne già bellissime che ha avuto è riuscito miracolosamente a renderle ancora più belle; le ha valorizzate, proprio come fa il nebbiolo con il cibo”. Ecco davvero una di quelle belle massime sul vino che ci si vorrebbe segnare. L’azienda Gaja nata nel 1859 e che oggi, esattamente come vent’anni, fa produce 350 mila bottiglie all’anno e 13 vini differenti, ha fatto del suo Barbaresco Gaja uno dei più grandi vini italiani, apprezzato in tutto il mondo. Angelo Gaja ha cercato fin dagli anni ‘60 di innovare il suo vino con diverse tecniche: dall’abbattimento vertiginoso della produzione per ettaro, aumentandone quindi la qualità, al controllo della temperatura di fermentazione, all’uso di lunghi tappi e all’affinamento del vino in barrique. Il successo della cantina Gaja è fortemente legato alla incredibile qualità delle uve usate per la produzione dei suoi vini, e ancora oggi il patron dell’azienda non esita a sacrificare parte della sua produzione nelle annate avverse al fine di mantenere uno standard qualitativo elevato. I successi ed i riconoscimenti conquistati sul campo fanno di Angelo Gaja il portabandiera di quello che si può definire "Rinascimento vitivinicolo" italiano a cui stiamo assistendo già da qualche anno.
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