VERO: Venetian Roots e la cucina di Carmine Amarante

Cucine e luoghi che si uniscono e raccontano un percorso di crescita: una nuova identità che approda nella Laguna di Venezia e fa mostra di sè pur rimanendo celata.
Un nuovo capitolo per Carmine Amarante, chef originario di Napoli che dopo esperienze costruite con rigore e visione al fianco di eccellenze della cucina italiana quali Heinz Beck, Nino Di Costanzo e Don Alfonso 1890, Amarante ha guidato per diversi anni l’Armani Ristorante di Tokyo, firmando una proposta gastronomica di grande impatto tecnico, estetico e culturale. Nel 2022 è stato nominato “Chef dell’Anno in Asia” da Gambero Rosso. Riconosciuto a livello internazionale per la sua coerenza stilistica e la capacità di valorizzare la materia prima italiana in chiave contemporanea, Amarante ha ottenuto una stella Michelin nel 2018, le 3 Forchette del Gambero Rosso ininterrottamente dal 2017 al 2025 e la 15ª posizione nella classifica 50 Best Italy 2025. Inoltre, la guida francese Gault&Millau gli ha assegnato un punteggio di 15.5/20., rientra in Italia per approdare in un mare diverso dal suo, da sempre però crocevia di mercanti e viaggiatori.

Ca’ di Dio troneggia sulla sua omonima riva, figlio della destinazione monastica da cui ha origine la struttura, il tutto addolcito e attualizzato dal lavoro fatto da VRetreats. L’essenza gastronomica di tutta la struttura è curata da Carmine Amarante annoverando il ristorante fine dining VERO, il ristorante all day dining Essentia, e il cocktail bar Alchemia. Partendo quindi dalla colazione per arrivare al dopo cena, la proposta gastronomica è curata in ogni dettaglio per offrire agli ospiti un’esperienza genuina e ricercata. L’offerta si articola su tre linee – internazionale, campana e asiatica – per rispondere ai gusti di una clientela cosmopolita, mantenendo al centro le radici e l’eccellenza del territorio. La massima espressione della sua cultura culinaria è quindi VERO, dalla crasi dell’origine delle due parole Venetian e Roots, che incarna la volontà dello chef di rimanere ancorato tanto alle radici veneziane quanto però alle sue radici ataviche, quelle di nascita, che si possono ben apprezzare nelle commistioni della cucina.


La sala guarda San Giorgio quasi nascosta dalle luci della sera e un soffitto che racconta una natura morta di memoria caravaggesca sovrasta l’ospite, preparandolo tanto al classico confortevole quanto alle incursioni. Diversi gli amuse bouche che partendo dalla tradizionalissima Polenta e schie, passano alla Caprese in versione personalissima (tre diverse tipologie di pomodoro in 3 diverse consistenze, burrata, polvere di origano, basilico fresco) e al Bao con pepe Sancho e fettina di Crociata alla Bonacolsi, è subito chiaro il gioco di culture culinarie differenti, che celebrano luoghi e territori, così come il cestino del pane fra cui immancabile un piccolo Casatiello, come un babà, di familiare memoria.

Il gioco dello chef continua passando dal bosco al mare, raccontando una scelta della materia prima quasi maniacale: dal Tuorlo marinato con porcini, finferli e tartufo bianco, alla Ricciola con Chimichurri e Kristal Caviar, si arriva all’Astice blu servito con zucca Korinki e cipolla Borettana di Sant’Erasmo'nduja e salsa mediterranea a base fondo di pesce, patata, pomodoro, capperi. Rimanendo sull’astice, “per non sprecare nulla”, un Ambrogino farcito con chela di astice, maionese e caviale.


Giocando con la memoria un Risotto di semola allo zafferano Akaito e un Tortello con ripieno di genovese napoletana, servito con tartufo nero. Un classico di Carmine che dalla candela di pasta secca divaga sulla fresca, concludendo i primi con Eliche, zuppa forte e ricci di mare.
Il racconto fra coste e boschi continua con il Filetto di San Pietro servito con salsa di patate al limone (composta da base vongole, Vin Jaune, patata bollita e limone fresco) e con un grande Piccione nobilitato da tre cotture: prima fritto, poi forno e infine griglia con carbone Binchotan, e servito salsa BBQ homemade e lattughino affumicato in cui spiccano i fondi realizzati privi di collagene e setosi sulle labbra, che raccontano tempo e cura. Il pre dessert composto da Gelato di salvia, limone salato e tartufo bianco prepara il palato per 100% Pistacchio, un assoluto appunto, e una versione personale di Carmine del Ti-ra-mi-su.


Ingredienti e luoghi che si susseguono e si rincorrono, racconti di vita e celebrazioni dei ricordi, un nuovo racconto per lo chef Amarante che torna in Italia portando tecniche e visione di altri porti. 
Published on: 12-11-2025
By: Marco Polizzi

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