Trecento milioni di tonnellate di sale vengono estratte ogni anno nel mondo, di cui alla fine solo 20 servono a condire i piatti, gourmet e non, dell’umanità a tavola (vincono i derivati come il cloro e gli usi industriali; i soli allevamenti animali valgono 30 milioni di tonnellate). La fetta più grande dell’industria salina vede nell’ordine Cina, Stati Uniti e India in testa, con decine di tonnellate immesse sul mercato ogni anno. L’Italia, se la stagione è buona, di tonnellate ne produce “appena” 3 milioni. Anche perché solo un terzo del fabbisogno globale viene soddisfatto affidandosi alle saline solari – e non, ad esempio, alle miniere di salgemma –, ovvero al sale, spesso raccolto a mano, fatto essiccare nelle vasche a riva. Una pratica in cui l’Italia eccelle: in Sardegna, Sicilia, Romagna e Puglia, a partire dalle saline di Margherita di Savoia (Barletta- Andria-Trani) che, vegliate dal Gargano, sono le più estese d’Europa. E che, come molte altre, sono diventate un’attrazione turistica. «Perché sono anche un parco naturale frequentato da decine di specie. La vita nasce nel sale, il sale è nel mare e nel nostro sangue», ricorda romantico Antonio Lopizzo, seconda generazione della famiglia che gestisce le Saline Italia…
Anteprima di "Sapore di Sale" di Simone Mosca in uscita su ItaliaSquisita n°45
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Sapore di sale: la storia millenaria delle saline d'Italia
Cervia, Margherita di Savoia e Trapani, questi sono i luoghi del sale italiano d’eccellenza. Quindi non un semplice ingrediente per cuochi, ma un insieme di acqua, clima, terreno, metodi di lavorazione e storia millenaria.