Rocco De Santis

Rocco De Santis: classe 1979, origine salernitana e futuro internazionale al fianco di colleghi giapponesi, francesi e svizzeri. Italia, estero, e di nuovo Italia al Ristorante Santa Elisabetta, Michelin 2020.
Reti ingorde nel golfo di Sorrento, pelle stracciata dal sole e giacca che sa di sale. Pochi appunti che Rocco De Santis pesca dal suo mare e ormeggia al ristorante Sant’Elisabetta di Firenze, per tramandare la sua origine ai palati che si affacciano in sala. Sette tavoli di un salotto romantico su cui Rocco scolpisce il territorio gastronomico con la sua filosofia partenopea, di casa ma vestita a festa, partorita lo scorso millennio dopo il primo incontro con Gennaro Esposito: è da questo vulcano che fuoriesce la folgorazione di Rocco, una cucina che da passatempo si fa passione, che riesce a sfogare nel Ristorante Torre del Saracino al fianco del maestro. Con lui mette le prime marce, ingrana la quarta e devia verso il Ristorante Eden, nel cuore della capitale insieme a Enrico Derflingher. Fino a quando le chimere incantevoli, decantate dai colleghi tornati dalla Francia, lo portano a scandagliare l’alta cucina francese del Georges Blanc tristellato: un’esperienza nei borghi di Lione, dove contempla il sacrificio in attesa che sfoci in una ricompensa oltre le Alpi svizzere. Ed è proprio in terra neutrale, al Domaine De Chateauxvieux con Philippe Chevrier, che lima la tecnica con una disciplina militaresca, prima di inaugurarla a casa. Un battesimo che fa a Verona, con Luca Mazzola, e che prosegue cerimonioso al Rossellini’s di Pino Lavarra, fino ad arrivare a Napoli a Il Comandante di Andrea Aprea. Ma Rocco non si ferma mai, marcia su e giù per lo Stivale, ritorna dal maestro Esposito e poi si sposta a Latina, al Vistamare, per raccogliere la prima stella che riconferma al Sant’Elisabetta di Firenze con la sua Michelin 2020. Nella tavola di questa vertiginosa torre fiorentina, racconta il peregrinaggio della sua origine campana, che oggi fa sosta in questo piccolo paradiso dantesco. È qui che De Santis tende un filo tra il ricordo del suo golfo e il presente toscano, ritrovando una cucina di pancia e non di cervello, dove il pesce riesce sempre ad avere la meglio sugli altri contendenti del menu. 

Estratto di Rocco De Santis di Barbara Marzano, su IS N°36
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