Sin dalle prime risposte dell’intervistato, lo chef Marcello Valentino, si sente che nelle vene di quest’uomo scorre la passione, in primis per la sua soleggiata terra e subito dopo, e di conseguenza, per la cucina tipica siciliana. Quest’ultima, spiega subito, è l’espressione più limpida della molteplicità di sapori e sfumature che appartengono al territorio insulare a cui è legato. Molteplicità di sapori che deriva dalla varietà di materie prime ottime, che, ricavate in parte dalla terra e in parte dal mare, abbracciano tutta la complessità del panorama gastronomico siciliano. Allora mescolanze di sensazioni e provenienze vengono racchiuse all’interno di uno stesso piatto, in combinazioni e abbinamenti - basti pensare al Piacentino Ennese con il pesce azzurro - che esaltano la tipicità territoriale. Ogni città o luogo ha le sue materie prime e i suoi piatti tipici, che variano di qualche ingrediente da provincia a provincia, se non addirittura da paese a paese, enfatizzando "l'arlecchinismo" culinario che è proprio di tutto lo stivale, da Nord a Sud: così i “tenerumi” (germogli della zucchina serpente) si trovano nella cucina palermitana ma non a Messina, mentre il Cuscus è tipico del trapanese e a Palermo è praticamente assente. Ma l’eterogeneità gastronomica non è, come dire, solo interna: la mescolanza multietnica ha arricchito la cucina tipica siciliana, favorendo una sorprendente unione di elementi nostrani ed “esotici”, a partire dall’utilizzo di spezie o di sapori agrodolci. Emblematico l’uso frequente di zenzero nei piatti di pesce - Filetto di tonno scottato con cubetto di zenzero candito - oppure l’agrodolce (di derivazione araba, zucchero e aceto servivano a conservare i cibi) nella Caponata o nella Cipollata, non unico contrasto nella cucina tipica siciliana.
Altro punto fondamentale, qual è la differenza fra la cucina tradizionale e quella rivisitata di oggi? Marcello Valentino mi spiega l’elemento essenziale che ha portato all’evoluzione della cucina regionale: in passato la scarsità delle materie prime esigeva qualcosa che arricchisse il sapore dei piatti che venivano dunque caricati con pesanti soffritti. Oggi la tendenza è quella di alleggerire le pietanze senza aggredire le materie prime. Dunque, prendendo la ricetta della Caponata siciliana: mentre una volta veniva condita con una quantità spropositata di soffritti e gli ingredienti fritti in olio di semi, oggi le verdure vengono avvolte in uno strato di farina (che crea una barriera protettiva per evitare che penetri l’olio) e vengono fritte nell’olio extravergine d’oliva. Oppure la Pasta con le sarde: in passato si usava una cottura più prolungata, con molto soffritto e poco pesce, mentre nella cucina contemporanea - o perlomeno nel campo dell’alta cucina - il pesce viene solo scottato e per insaporire il piatto si aggiungono aromi naturali, erbe e frutti territoriali, dal finocchietto alla mandorla, ai pinoli tostati.
Ciò che emerge dalla piacevole chiacchierata con l’esperto di alta cucina tipica siciliana, è la competenza, lo studio e la grande passione che spinge ogni giorno lo chef Marcello Valentino alla composizione dei suoi piatti, mettendo in secondo piano la fatica che caratterizza il suo lavoro.
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Racconto della cucina tipica siciliana
Marcello Valentino, chef itinerante, ci racconta la cucina tipica siciliana, dalla tradizione alla rivisitazione in chiave moderna