Osteria Acquarol e la cucina di Alessandro Bellingeri

Casa è il posto che facciamo nostro e che innanzitutto abitiamo con la mente. È fatto di persone, sensazioni ed emozioni.
La casa dello chef Alessandro Bellingeri è Osteria Acquarol, l’osteria contemporanea a San Michele Appiano (BZ) illuminata da una stella Michelin. Alessandro porta le sue origini cremonesi in altura, accompagnato in sala dalla moglie Perla Cardenas, con l’obiettivo di proporre una cucina contemporanea, creativa, elegante e immediata, che passa il confine mentale della classica cucina di montagna per arrivare nel sottobosco più isolato. 

Chef Bellingeri, classe 1983, inizia il suo viaggio tra le stelle della gastronomia, quali Massimo Spigaroli, Massimo Bottura, Stefano Mazzone ed Enrico Crippa, fino a toccare la cucina vista lago di Riccardo Camanini. Poi prosegue imperterrito con Martin Berasategui nei Paesi Baschi e El Molin di Alessandro Gilmozzi, gli ultimi due maestri che forgiano l’impronta della sua cucina, la stessa che nasce e vive tuttora nel cuore della Valle di Fiemme. Proprio qui, nel 2012 inaugura il primo ristorante, oggi rinominato sotto l’insegna di Osteria Acquarol, con il trasferimento ad Appiano dove ha da poco conquistato la prima stella Michelin. Alessandro passa dalla valle alla pianura per portare la sua cucina a un pubblico più ampio, che capisca al primo colpo la direzione del suo pensiero: «È fondamentale che l’ospite non debba arrovellarsi per comprendere ciò che sta assaggiando, voglio che i piatti proposti siano immediati e chiari nel gusto, non per forza semplici, ma diretti». 
Contadini, fornitori e piccoli produttori della zona: Alessandro conosce le loro facce a memoria, perché sono più il tempo, le impressioni e i consigli che scambia con loro che le ore che passa a casa. Ama il territorio - lo dimostra, lo ricerca, lo racconta – ma rimane comunque uno spunto su cui lavorare costantemente, per trovare e trasmettere anche tutto il contorno che lo circonda e che si estende altrove. Lo dimostra la contaminazione messicana, trovata qui e là nelle portate liquide e classiche, ispirate alle origini della compagna. Come accade nella Tostada di mais con salmerino, avocado e cetrioli, che prima di bussare in bocca sale fino alle narici per lasciarci una traccia di camomilla. Lo spazio però per i piatti di montagna non manca, tanto che il Riso mantecato al primo sale di malga, pino mugo, fieno e fiori, rievoca in un solo boccone un piacevole e croccante salto nei prati estivi della pianura trentina. Un altro richiamo al territorio evapora poi dal profilo del Branzino di acqua dolce con pesto di trifoglio, coste e dragoncello, una divagazione nella natura che porta a spasso i sensi senza una meta precisa.

di Barbara Marzano

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