La pizza di Sorbillo non delude mai. Anche se non la si mangia nei vicoletti assolati e caratteristici dei Tribunali a Napoli. Non servono ghirigori, mandolini e quel balconcino da cui si domina la fila per amare questa pizza...
A due passi dal Duomo, con questo inverno che stenta ad arrivare anche qui a Milano, passeggiamo in centro io e il mio collega Gabriele Casciato, napoletano pure lui, e partiamo alla ricerca di questa pizza che a Napoli amiamo assai.
Anche a quasi 1000 kilometri su e 10 gradi in meno di Napoli il risultato non cambia. La pizza è quella vera di Sorbillo, quella vera di Napulè.
Totò Sorbillo, il fratello di Gino, ci ha accolto in questo pizza mondo d’eccellenza con un sorriso allegro e ospitale. Lui è un pragmatico, si vede subito: attento alla fila, alla sala, al servizio, alla pizza. Insomma un guardiano del faro che regola i numeri, perché Sorbillo a Milano fa soltanto 400 pizze al giorno, e la qualità nella ricerca degli ingredienti.
Una selezione accurata e semplice di prodotti, un pensiero che nasce e si arrotola tutto intorno alla bontà e alla garanzia di eccellenza. La pizza è artigianale, non esiste impastatrice da Gino Sorbillo, solo mani e olio di gomito (anche quello è DOP!). Anni di lavoro e di perfezionamento per realizzare una pizza che solo a guardarla ti fa venire voglia di mangiarla e di ordinarne un’altra per il dopo.
Nel menu 7 antipasti, 7 pizze, 7 birre, 7 vini e 7 dolci. Il 7 indica completezza a livello simbolico, l’eternità in riferimento al tempo, e forse forse è anche il numero fortunato della pizza, perché non trova spazio errore nel servizio e nel cibo da Gino Sorbillo. Il servizio è veloce, non c’è in sala indecisione o lentezza. 21 portate che dall’antipasto passano per la pizza e arrivano al dessert senza che nulla sia lasciato al caso.
La pizza è lavorata a mano, il lievito è quello madre e la farina è di agricoltura biologica e integrale. Una ricerca di prodotti che ha il suo filo conduttore nell’attenzione per le cose semplici e vere. Dai pomodori gialli Lucarielli a quelli rossi San Marzano DOP, ai pomodorini del Piennolo del Vesuvio, alla mozzarella e la ricotta di bufala campana, a un Parmigiano Reggiano di montagna con una stagionatura di 36 mesi, e ancora alle alici di Cetara, la ‘Nduja di Spilinga e il salame artigianale irpino, tutto è garanzia di bontà. Tutto è concepito nell’idea del sano e del buono.
Una pizza sincera quella di Gino Sorbillo, fatta da mani sincere e con prodotti sinceri. E io napoletana ora la mangio anche a Milano.
www.sorbillo.it
Ecco a voi la ricetta della pizza napoletana di Gino Sorbillo: