“Il diavolo e la rossumata” non è un libro di cucina, nonostante ogni capitolo - e il libro stesso - s’intitoli come una ricetta, una di quelle della tradizione lombarda, magari con qualche inserto dialettale, ma è un romanzo culinario, un racconto sensoriale, una narrazione di ricordi legati all’infanzia. La “rossumata” del titolo è solo una delle tante ricette protagoniste del nuovo libro di Sveva Casati Modignani, il primo interamente autobiografico. Ambientato all’epoca della seconda guerra mondiale a Milano, racconta la storia di una bambina, un po’ timida, ma incredibilmente curiosa, che sta iniziando il suo apprendistato alla vita. La protagonista si chiama Sveva, appunto, e ha 5 anni; è un racconto autobiografico in cui l'autrice ripercorre gli anni dello guerra che si svolgono tra la casa di famiglia a Milano e una cascina tra le risaie, a Trezzano sul Naviglio. Il cibo è il filo conduttore che accompagna tutti i tredici episodi del libro, una storia in cui si mescolano ricordi ed emozioni, sapori e ricette, in cui ogni avvenimento e aneddoto è sempre legato a un piatto cucinato o a un pasto condiviso. Sono anni di fame e di mercato nero, ma per la piccola Sveva il cibo non manca, poiché le donne di famiglia dispiegano tutta la loro creatività per portare in tavola, ogni giorno, piatti nutrienti e appetitosi. Le ricette citate all'interno della storia, e raccolte alla fine del volume, sono arricchite da fitti commenti che le rendono un divertente compendio. Le accurate descrizioni di persone, sapori e usanze rievocano con autenticità una cultura gastronomica radicata nel territorio.
“La rossumata era una delle tante merende consolatorie che la nonna mi offriva quando era di luna buona. La preparava con un uovo sbattuto con lo zucchero fino a farlo diventare una spuma gonfia e lieve e poi la colorava di un bel rosso prugna con l'aggiunta di mezzo bicchiere di Barbera Cascina Castlèt”.
