E per Mariangela le erbe spontanee sono una cosa seria. Da anni si occupa di diffondere la cultura dei piccoli tesori che nascono in questi territori: dai più noti come le ortiche, il tarassaco amaricante, il cumino, di cui si usano i semi e anche le foglie, e l’Erba di San Pietro, la preferita da Carlo Magno, ai più rari e meno conosciuti come i germogli di Vitalba, che se colti troppo maturi possono essere velenosi, oppure le infiorescenze di bardana e i germogli di Coda di Cavallo. Ma le preferite dalla chef canavesana sono il crescione di sorgente, con quel sapore piccante di wasabi, che dà carattere ai piatti, l’aglio orsino, profumato ma sempre vellutato con un sentore più nobile, la Rumex acetosa dal caratteristico sapore acidulo e da servire con le mele verdi, e infine l’Ornithogalum pyrenaicum o semplicemente l’asparago di bosco, che della pianta comune ha il gusto, ma con un sentore più delicato. E con lo studio e le prove, le erbe arrivano finalmente nel piatto, a reinterpretare le ricette tradizionali, quelle dei quadernetti della mamma, con il vegetale come parte fondante che spinge la proteina quasi in un angolo.
Anteprima di Leggere le foglie su ItaliaSquisita n°46 a cura di Luca Milanetto