Larossa lancia Turin POP: la tradizione piemontese si è fatta rock

L’atmosfera degli stellati, solitamente considerata rigida e fin troppo composta, da Larossa si smorza con gusto. Il ristorante torinese dell’omonimo chef Andrea Larossa accoglie infatti anche i clienti più giovani, con il savoir-faire casalingo e inimitabile di Patrizia Cappellaro, non solo la moglie dello chef, ma la regina della sala a capo di un team più che premuroso. Il ristorante, spostatosi da Alba in quel di Torino da circa due anni, propone una cucina stellata servita con un tepore tipicamente familiare, disinvolto e dinamico. Patrizia è solita aggirarsi per la sala, intenta a soddisfare, e anzi anticipare, i bisogni dei clienti senza far uso della solita e affettata frase fatta, “Andava tutto bene?”, ma uscendosene spesso con un originale “Siete stati felici?”. È proprio questa la dimostrazione di una realtà che prima di tutto non pretende un riconoscimento a livello palatale, ma si chiede se sia stata in grado di regalare un’emozione al suo pubblico tale da poter ritornare a quel tavolo. Un’emozione che è comune denominatore del servizio quanto della cucina, tradizionale ma con una vena rock & roll, proprio come il nuovo menu TURIN POP proposto dal ristorante. Come anticipa già il nome di battesimo, si tratta di una proposta che traduce la tradizione piemontese con un linguaggio più smart. Il menu, 5 portate a meno di 90 euro, raccoglie alcuni capisaldi come L’arrosto di notte, un vitello tonnato con katsuobushi essiccato, il Risotto, caramello di peperone rosso e salsa “caoda” e la Guancia di vitello guarnita con melassa di liquirizia. Larossa sfiora Torino con un respiro interessante e innovativo su quel che è oggi la tradizione piemontese, raccontata con una semplicità che, come sostiene lo chef, ha un obiettivo ben preciso: «Vorremmo smuovere quella parte di pubblico più scettico che, per influenze o pregiudizi, rinuncia alla cucina stellata per timore di deludere le proprie aspettative a livello esperienziale». Dalla proposta di Larossa si evince quindi che la tradizione non ha età, può coinvolgere palati e persone diverse, senza mai perdere punti. Basta saperla interpretare. 




di Barbara Marzano

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