Lungo la strada che conduce a Carloforte c’è un’immensa distesa di paesi e terre che l’urbanizzazione non ha toccato. E nonostante la strabiliante crescita turistica della zona, la costa così come l’interno non possono contare lontano dai picchi stagionali su presenze forestiere. Le forze da tavola dunque restano quelle indigene, e lontano da Casteddu, sui lungomare estivi in particolare, capita di assistere a repentini cambi di gestione da un anno all’altro. Troppo duri gli inverni.
Non si è mai neppure radicata (eccetto le sagre) la cultura dello street food, importata giusto di recente e dove tuttavia, tra i fenomeni da vita notturna in crescendo, è da registrare l’adozione dei culurgiones ogliastrini tra i mangiari da asporto proposti dai chioschi più svelti. Ravioli d’acqua, farina, pecorino, menta e patate che in questa versione vengono fritti e messi in cartoccio. L’isola di San Pietro un tempo era famosa come porto merci, per il sale e il carbone. Poi sono arrivati i genovesi. Nel 1738 i discendenti liguri della colonia di Tabarca in Tunisia (i tabarkini) sbarcarono e insegnarono a pescare il tonno rosso. Una tradizione che sopravvive in un’ultima tonnara...I “forestieri” fanno a gara per assaggiare la nuova cucina contemporanea di Cagliari, ossia un’esaltazione estrema dei prodotti locali, anche quelli più rari e sconosciuti alle orde di viaggiatori, con una visione più moderna, elegante e gagliardamente buona.
Estratto di Simone Mosca di "Cagliare si riscopre" nel numero 40 di ItaliaSquisita