Il tovagliolo

Nei banchetti rinascimentali era presente col nome di "salvietta" e "truccabocca" e aveva come complemento "la tovaglia da acqua a mani" che serviva, a ogni servizio con relativa bacinella, per asciugare quelle dita che si erano sporcate prendendo o pizzicando il cibo in una tavola in cui non era ancora presente la forchetta.

Il
tovagliolo continuerà la sua funzione igienica nei secoli seguenti con un portatovagliolo che a forma di cerchio lo tratteneva e decorava prima del pasto, dando spunto a idee singolari, imprevedibili. Nei
Racconti romani di Moravia, del 1954, c’è l’incontro, in un caffè di piazza Colonna, di due ragazze eleganti con gonnella scozzese e maglietta nera “con certe vitine da vespa da farle passare dentro un portatovagliolo”.

Ma torniamo al tessuto coniugato con la volontà di decorare la tavola o di aiutare semplicemente, in un ristorante, a pulirsi la bocca, a evitare schizzi e macchie sul corpo. Il suo uso è plurimo ma lo si può anche dimenticare sulla tovaglia piegato pulito accanto alla forchetta. Il cibo sporca e mangiare puliti è tuttavia un dovere non del solo galateo, ma pure di un pranzo ordinario in casa. Ovviamente c’è chi ne ha ingigantito la funzione, ed è il degustatore senza limiti, non il mangione che trascura ogni limite.

Mario Soldati
alla televisione si agghinda per esempio di un tovagliolo bianco di grande taglia, se ne cinge il collo, e comincia la sua perorazione, dando all’ampiezza del tessuto un valore non solo igienico ma gastronomico. Così come il grande tovagliolo che si usa per mangiare i paccheri alla Vittorio dai fratelli Cerea a Brusaporto. Non ha avuto seguaci che si agghindassero prima di aprir la bocca per assaggiare e parlare, ma il tovagliolo di carta, e soprattutto di cotone, o ancora di lino è rimasto a fungere un suo ruolo, e basta coniugare online la parola ‘tovagliolo’ con Bottura, Cipriani, Cracco per ritrovarsi seduti all’improvviso a una delle loro tavole con un rituale in cui mani e bocca avranno il loro ruolo guidato da arredo, piatti, camerieri, cuoco.

E finiremo in Piemonte, ad Alba, in un momento in cui su un tovagliolo dispiegato davanti a noi saranno deposti dei ravioli del plin pronti da mangiare e vien appunto la voglia di afferrarli con pollice e indice e avvicinarli alle labbra.


"Il tovagliolo" di Alberto Capatti su ItaliaSquisita 47
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