Se dico “Timorasso”, non viene in mente qualcosa di già sentito, qualcosa di conosciuto e misterioso allo stesso tempo? Beh, questa parola così suntuosa e giullaresca non è altro che il nome di un vitigno a bacca bianca, buono, raro e tremendamente in voga in questi ultimi anni. Nei colli tortonesi della provincia di Alessandria tre valenti produttori si impegnano da lustri a trasformare questo vitigno in bottiglie d’eccellenza, ognuno nella sua maniera.
Walter Massa dei Vigneti Massa è forse il precursore, un “anarchico con sense of humour”, colui che ha fatto da Cesare trascinatore (Piazza Capsoni 10 Monleale (AL), Tel. 0131 80302). Con le sue etichette di crus Costa del Vento e Sterpi ha glorificato e reso gemma preziosa il vino Timorasso, dapprima sconosciuto. Caratteristiche del vitigno possono essere gli idrocarburi e la resina ammaliante al naso, ma in queste bottiglie si percepisce anche la pera e i sentori erbacei. Metodo tradizionale di coltura ma una massa di spirito battagliero.
Paolo Ghislandi dell’azienda Cascina I Carpini (www.cascinacarpini.it) è invece un “epicureo bucolico”, ossia un gaudente creatore di vini d’arte che utilizza però un metodo agricolo non invasivo e olistico per rispettare la natura. È l’unico ad aver plasmato dalle uve Timorasso uno spumante brut, il Chiaror sul Masso: bollicine accarezzevoli, profumi di polposa mela e sapore lungo e titillante.
Infine il “biologico per eccellenza” Giuseppe Davico dell’azienda Pomodolce in Val Curone (www.pomodolce.it), con il suo vino Timorasso Derthona Doc: la sua è pura ed essenziale viticoltura biologica, che esclude diserbanti, pesticidi e concimi chimici, privilegiando i prodotti naturali. Tre facce dello stesso Timorasso, perla rara del tortonese!
Foto di Nonsolodivino, RiccardoAv