È una strana domenica quella in cui incontro Valentino Marcattilii a Imola, nel suo regno, il San Domenico.
È una strana domenica perché avrebbe dovuto essere una giornata frenetica in cucina, una giornata febbrile come tutte le domeniche dei ristoranti aperti a pranzo, ma un decreto beffardo l’ha stroncata sul nascere, la sera prima, inspiegabilmente.
L’amarezza e l’incredulità si amplificano percorrendo le sale di questo tempio dell’alta ristorazione italiana, con le sedie sopra i tavoli, la grande cucina tirata a lucido e vuota, le luci spente e, su tutto, un silenzio surreale in cui riecheggia il passato. Valentino è ottimista, nonostante tutto, perché quel passato è importante, è la storia di un’epopea del gusto e del buongusto italiano che ha travalicato i confini nazionali e veleggiato sicura oltroceano.
È l’emblema della transizione, cruciale, dalla semplicità della cucina casalinga ai fasti della ristorazione d’ispirazione francese, quella degli interni e delle mise en place lussuose, delle grandi brigate, degli chef concertatori di piaceri, delle preparazioni classiche, dei cerimoniali e cerimonieri di sala, della tensione alla regalità dell’esperienza gastronomica fuori di casa.
Di questa storia lui è protagonista e testimone, è la memoria vivida di una stagione appassionante, è il racconto - emozionante - di quando eravamo guerrieri e combattevamo, dettavamo stile, grondavamo classe, portavamo sulle tavole - sublimandola - la semplicità di una cultura ricca di sapienza e arguzia contadina, di ricette tramandate, di prodotti eccezionali da scoprire e riscoprire, di astuzie muliebri per stupire con poco...
Estratto di Danilo Giaffreda di Valentino Marcattilii del n° 39 di ItaliaSquisita
Photo credits: Danilo Giaffreda e Archivio San Domenico
Il San Domenico di Valentino Marcattilii
Creare il migliore ristorante possibile, come e meglio di una casa, ove poter trascorrere piacevolmente alcune ore mangiando molto bene e sentirsi al centro di attenzioni, coccolati e accuditi, come e meglio di un re.