Tra cucina e bancone, la scelta della proprietà - la famiglia Manfredi - è stata quella di affidare all'architetto Claudio Nardi un restyling che creasse connessioni e intrecci tra gli spazi a più livelli. Ecco quindi coesistere un'area bar & cocktail, una galleria centrale che fa da “quinta” prospettica alla zona ristorante, con saletta privata che si estende fino allo chef's table, mentre sull'altro fronte spicca il lunghissimo tavolo comune del bistrot in legno di quercia con una parete di vasi vintage in vetro. Altre sale sono ispirate alle business lounge aeroportuali anni '60, mentre l'intero piano seminterrato sarà aperto solo ai membri di un club esclusivo.

L'area F&B gestita da Angelo Cavaliere punta sulla cucina contemporanea di Duonnolo e sulle sue contaminazioni con culture orientali e sudamericane (dal ceviche con mais soffiato e granita di mango fino al poke), strutturata in modo da poter essere fruita a ogni ora del giorno. Se il bistrot viaggia da colazione all'after dinner, infatti, il pranzo presenta classici italiani rivisitati con intelligenza: Ravioli di grano saraceno con melanzane, robiola, capuliato e cime di rapa, Petto di faraona con funghi, scalogni glassati e salsa di patate e caffè, oppure Trancio di ombrina marinato e fritto con pesto di pinoli, riduzione di amaro, packchoi e ravanelli marinati. Ma l'offerta gastronomica della Ménagere trova due particolari gioiellini nelle selezioni di crudo - con una carta delle ostriche di varia origine, proposte in diverse preparazioni – e nelle tapas, che forse sono la sorpresa meglio riuscita. Da provare il baccalà fritto in pastella con salsa aioli, così come il polpo marinato, fritto e allo spiedo con kimchi e panko croccante, oppure il sandwich di meringa e miele con roastbeef, tartufo nero e cipolla caramellata.

Testo di Marco Gemelli e foto di Mattia Aquila