Prodotti di qualità

Il fagiolo bianco di Terraseo

Il fagiolo bianco di Terraseo è un prodotto tradizionale sulcitano da riscoprire: l’antropologa Alessandra Guigoni ce ne racconta le mitiche peculiarità nella cucina sarda.
Il fagiolo bianco di Terraseo quest’anno è diventato ufficialmente un prodotto tradizionale, accreditato presso il MIPAAF. La Sardegna sale così a 181 prodotti tradizionali, dalle paste al pane, dai dolci ai formaggi. Di origine messicana, arrivato con intermediazione degli Spagnoli in Sardegna, è stato coltivato sin dal Settecento sull’Isola. Questa cultivar particolare di fagiolo si distingue da altre simili, coltivate in Sardegna, a causa del microclima di Terratzu, zona orticola del Comune di Narcao, in frazione Terraseo. Il microclima, la feracità del suolo e la ricchezza d’acqua di Terratzu rendono i legumi coltivati nel sito particolari, unici.  Questa coltivazione è portata avanti con caparbietà dagli anziani, che ricordano ancora quando i loro nonni chiamavano “fagioli dell’India” questi deliziosi fagioli ovali e candidi, confondendo, com’era caratteristica dei tempi, le Americhe, chiamate Indie occidentali, da cui provengono, con quelle orientali, già note dall’età classica in Europa.   Il fagiolo bianco di Terraseo è apprezzato per le sue qualità organolettiche, le alte rese e la tenuta in cottura, gradito anche ai paesi vicini sino agli anni ’60 del XX secolo, sino a quando nell’alimentazione tradizionale i legumi erano stimati e consumati al posto della carne. Oggi i consumatori lo stanno riscoprendo grazie all’azione congiunta del Comune di Narcao, delle agenzie regionali Agris e Laore: i legumi sono salutari, hanno un’elevata quantità di proteine ma non presentano le controindicazioni di certe carni, specie rosse. Rispetto ai costi ambientali dell’allevamento bovino, l’impronta ecologica di un vegetariano sappiamo essere più contenuta, ecco perché i legumi vengono incontro alle esigenze dei vegani e vegetariani, sempre più numerosi.   Oggi il fagiolo bianco di Terraseo è utilizzato nella cucina sarda popolare soprattutto insieme alle paste fresche sulcitane, come fregula, malloreddus e spizzu e ghetta (it. taglia e getta). Una bontà da riscoprire e accompagnare con paste asciutte, o in brodo, insaporito dall’immancabile pomodoro secco e dal finocchietto selvatico.   Testo di Alessandra Guigoni (www.etnografia.it) Foto di Milena Mundula
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