Della tradizione contadina, Fabiana ha adottato nel suo progetto anche il senso dell’ospitalità: «La domenica al ristorante mi raggiunge tutta la mia famiglia: vengono mamma, papà, nonna, mia figlia Chiara, a cui il ristorante deve il suo nome. Per noi far sentire gli ospiti a casa è una priorità, nello stare a tavola il ruolo dell’accoglienza è la chiave che ti fa guardare un posto con occhi diversi». Nel racconto di Fabiana, tutto diventa un progetto, e come tale un percorso: ha cominciato a cucinare mentre frequentava il liceo classico, preparando i pasti per la sua bambina, e anche se poi ha avuto una formazione più tradizionale - l’Alma, il corso di Tecniche di base prima e quello Professionale poi; i periodi trascorsi nelle cucine dei vicini illustri come la Torre del Saracino di Gennaro Esposito e il Don Alfonso 1890 della famiglia Iaccarino - il traguardo è sempre mobile: «l’idea è di non fermarci a quello che siamo oggi: voglio continuare a frequentare degli stage per avere nuovi stimoli; questo mestiere ti tiene sempre con l’adrenalina e la voglia di provare cose nuove».
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