Chef
Enrico Derflingher, uno chef, una star
Oltre gli chef stellati, Enrico è una stella di per sè. A contatto con centianaia di personalità, Derflingher è davvero un ambasciatore d'eccezione dell'Italia a tavola nel mondo
Enrico Derflingher, nato a Lecco nel 1962, è uno dei più grandi chef italiani al mondo. Cresciuto nelle più importanti cucine stellate internazionali, a soli 25 anni fu scelto come cuoco personale di Carlo e Diana d'Inghilterra fra migliaia di aspiranti. Primo cuoco italiano alla corte inglese dopo una lunga tradizione di francesi, Enrico ha poi attraversato l'oceano per arrivare direttamente alla Casa Bianca, dove è stato per due anni responsabile delle cucine, facendosi amare da George Bush Sr.
Il suo successo ha poi trovato la strada italiana alla “Terrazza” dell'Eden di Roma, dove è rimasto per nove anni, conquistando la Stella Michelin, prima di passare in Svizzera al prestigioso Palace Hotel di St. Moritz.
Amato da star internazionali e grandi personalità, Enrico Derflingher si trova ora a Tokyo dove è diventato un vero e proprio ambasciatore della cucina italiana al ristorante Armani. Nel 2008 è stato premiato come “Miglior chef al mondo” e quest’anno, a Vinitaly, ha ricevuto il prestigioso premio “Fuoriclasse”.
QUAL È IL SUO RAPPORTO CON LA TRADIZIONE CULINARIA GIAPPONESE? SENTE DI AVER REINTERPRETATO LA SUA CUCINA IN CHIAVE ASIATICA NEGLI ULTIMI ANNI?
«Della cucina giapponese conoscevo poco o niente prima di arrivare a Tokyo. La cucina giapponese è molto antica e complessa; ad esempio, vi sono dieci tipi diversi di "cucine", diverse in tutto, nell'ordine, nella preparazione, nel servizio. Il sushi, il più conosciuto in Italia, è solo uno di questi tipi. Ci sono poi metodi come il teppanyaki, il kaiseki, il tempura … per ognuno tutto è fatto in modo completamente diverso. Questo dà alla loro cucina una varietà che forse manca alla nostra italiana. Per quanto riguarda cambiamenti nella mia cucina no, non particolarmente, dico sempre che "fusion" fa rima con "confusion"; dalla tradizione giapponese ho preso di sicuro la cura "maniacale" che hanno per la presentazione dei piatti e la composizione e l'attenzione alle materie prime, che contraddistingue ogni buona cucina, ma per il resto la mia è rimasta quella di Roma e di Saint Moritz, con una fortissima anima italiana. Tutto questo rivisitandola in piatti dallo stile e dalla presentazione giapponese, valorizzando anche le loro preferenze. Per esempio a fine marzo in Giappone inizia la stagione delle ciliegie. È un momento molto particolare dell'anno, importante per la loro cultura, legato a riti particolari, così abbiamo deciso di preparare un menu dedicato al tema, servito sotto rami di ciliegio».
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