Strumenti e Attrezzature

Alta cucina e design

Chef e designer: il modello spagnolo di Ferran Adrià in Italia
Quando il cibo è arte, e come tale diventa un inno alla creatività umana e può essere considerato come una forma legittima di design applicato. Sono molte le voci autorevoli a sostenere che esistono forti paralleli fra l’evoluzione del design e dell’architettura e quella dell'alta cucina. Nella prefazione di “2398 gr”, ad esempio, il provocatorio volume realizzato da Fabrica e edito da Mondadori Electa, la milanese Paola Antonelli, responsabile della sezione design del MoMa di New York, individua un nuovo connubio proprio fra cibo e design. Alla stessa tematica si ispirava What’s cooking?, la mostra che lo Ied, l’Istituto Europeo di Design, ha realizzato alla Triennale per il Salone del Mobile 2006, come sfida, sperimentazione e creatività tra Italia e Spagna, con la collaborazione di cuochi, designer e scrittori che hanno realizzato ricette, oggetti e scritti, proprio sul tema “cibo e design”. Gualtiero Marchesi è sicuramente uno tra i più famosi cuochi designer. ll suo ristorante del Relais l’Albereta a Erbusco, in Franciacorta, è stato il primo in Italia ad aver ricevuto nel 1985 le “tre stelle” della prestigiosa Guida Michelin. Adesso, quasi ottantenne e arzillissimo, il maestro è tornato, dopo 15 anni, nella sua Milano, con il ristorante Teatro alla Scala, detto più confidenzialmente Il Marchesino, dove ha disegnato tutto, dai piatti ai bicchieri alle posate. È stato forse il primo a creare oggetti per la cucina e per la tavola come l’ormai famosa Marchesi Collection per Villeroy&Boch Hotel&Resaturant. «Strumenti per meglio comprendere il linguaggio del cibo - dice - semplici e proprio per questo decisamente raffinati che ho disegnato per dar forza alla mia idea di “cucina totale”, un ambiente in cui il cibo, le forme e gli spazi, dialoghino per esaltare i sapori e provocare emozioni. Li ho voluti realizzare con Villeroy&Boch e con Greggio perché le reputo aziende che sanno innovare la tradizione». Marchesi ha fatto scuola e tra i suoi allievi molti sono diventati famosi, come Carlo Cracco, Paolo Lopriore, Andrea Berton, Paola Budel, Vittorio Beltramelli e Davide Oldani. Grandi chef italiani che ha seguito le orme del maestro anche come designer, creando quello che ormai tutti definiscono lo “stile D’O”, frutto della collaborazione con Schönhuber Franchi, una delle aziende leader nel settore del design per l’alta cucina e non solo. Dall’originalissima forma Land in poi, proprio grazie anche all’intuito manageriale di Federico Franchi che da subito ha dato credito alle intuizioni di Davide Oldani, è nata una sorta di rilettura dello stile a tavola con Mom, Dream, Sky e Taste Peak e adesso le ultime due novità: la posata universale Passepartout e Verre D’O, il bicchiere della convivialità, pensato da Oldani, per non perdere lo sguardo di chi ci accompagna nel viaggio del pranzo. Anche un altro chef “stellato”, Massimiliano Alajmo, ha disegnato una collezione per Rosenthal Hotel&Restaurant Service. L’ha chiamata “In.gredienti” per sottolineare l’intento di fare della porcellana l’ingrediente su cui costruire l’unicità di ogni preparazione. Una collezione capace di tradurre libertà, movimento e creatività in una serie di complementi speciali ideati per soddisfare le esigenze dell’alta cucina d’autore. La sua versatilità e funzionalità, le sue forme lineari ed ergonomiche sposate con la naturale eleganza della porcellana Rosenthal, sono gli ingredienti per stimolare la potenzialità espressiva di ogni chef. “In.gredienti” è composto da quindici pezzi, ciascuno con forma, funzione e nome distinti. C’è il piatto “Pasta” concepito per formati lunghi come gli spaghetti che consente di avvolgere facilmente la pasta, e quello “Riso” per valorizzare nel suo incavo una porzione di risotto. Un nuovo design che rispecchia la tendenza dell’alta ristorazione a celebrare il cibo non solo come piacere del palato ma anche della vista. di Lucia Uggé
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