Carrello dei formaggi: storia e rinascita di un rito gastronomico

Dalle origini francesi del plateau alle tavole stellate italiane: il carrello dei formaggi torna protagonista, tra gesti di sala, arte casearia e teatro del gusto.
Fu giurista e politico, e soprattutto gastronomo Anthelme Brillat-Savarin, nato a Belley, paesino dell’antica regione francese di Bugey nel meridione del massiccio dello Jura, dove a ovest la strada conduce a Lione, a est all’Italia sabauda. Il suo capolavoro gourmet fu la Fisiologia del gusto, e Brillat-Savarin è passato così alla storia quale capostipite di ogni letteratura culinaria e da primo intellettuale della tavola. 

Ed è proprio in questo libro che si trova una testimonianza fondamentale di come, insieme alla nascita della cucina borghese, nell’Ottocento sui deschi transalpini fosse apparsa all’improvviso
una portata inedita di matrice popolare, contadina: il formaggio. La conquista di una piazza nel menu da parte dei derivati del latte è dunque recente e si è evoluta, poco dopo il timido accostamento ai dessert, nel famoso plateau, il tradizionale piatto, appunto, della cucina d’Oltralpe in cui si offre una selezione di varietà casearie a piacere, scelte a seconda della regione tra le circa 1800 ufficialmente censite in Francia. Questo plateau viene pertanto composto al tavolo del commensale attingendo dal “carrello dei formaggi”, gran teatro di fine pasto gestito dal maître fromager, che appare quindi già a inizio Novecento.

Sono invece 550 circa i formaggi d’Italia, nazione in cui il proverbiale carrello che chiude il pranzo o la cena (le proprietà probiotiche soprattutto degli stagionati aiutano la digestione) è per la verità un’invenzione recente: si diffuse negli anni ’80 diventando un’abitudine nazionale nei ristoranti di ogni ordine e grado per poi rimanere appannaggio esclusivo dell’alta cucina. Troppo ingombrante, costoso e peculiare per essere incluso nella proposta che a partire dal 2000 ha visto non solo la proliferazione di locali ma anche la loro progressiva specializzazione.

Al Sorriso, nel borgo di Soriso nel novarese con vista Lago d’Orta, Angelo e Luisa Vallazza si vantano di essere stati, nel 1981, l’avanguardia di tutti i carrelli dello Stivale. Qui, per dire, il carrello è addirittura d’argento, è un Christofle su cui sfilano dalle 30 alle 40 proposte. Freschi, caprini, tome e blu o gli impasti originali messi a punto dai Vallazza come lo zola con burro, Worcester e Cognac. È un’istituzione, sebbene più recente, il carrello di Da Vittorio a Brusaporto (BG), curato da Rossella Cerea cui non dispiace uscire dalla tradizione casearia italiana ed esplorare, oltre alla solita Francia, anche Spagna Svizzera, Inghilterra e Portogallo. Grandi carrelli si ammirano poi a Firenze, all’Enoteca Pinchiorri, a Milano, al Seta, a La Trota di Rivodutri (RI), custode dei sapori laziali e umbri, e poi quello del Miramonti l’altro di Philippe Léveillé e Daniela Piscini, o a La Pergola di Roma con Heinz Beck e Marco Reitano [...]

Estratto di "Formaggi in bellavista" di Simone Mosca su ItaliaSquisita 53.

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Ph. Natalia Ghiani
Published on: 07-11-2025
By: Simone Mosca