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Blog di cucina? Una “Cucina senza senza”

Blog di cucina e blog italiani? “Cucina senza senza” è interamente dedicato alla dieta per chi soffre di intolleranze alimentari con l’aggiunta anche di ricette vegane.
Ho scoperto in quell’intrico virtuale che è il web, addentrandomi nel mondo dei food blog italiani, un “diario online” aperto a chi soffre di intolleranze alimentari. Una serie di riflessioni, notizie e ricette destinate a quella cerchia di persone, ormai non più tanto ristretta, che sono costrette a seguire una dieta particolare, che implica l’esclusione di determinati alimenti. E proprio per non dolersi di questa costrizione ma continuare a mangiare con gusto, Irene Binaghi ha deciso di dedicare una parte del suo tempo alla creazione e condivisione di ricette specifiche, testimoniando il suo lavoro di ricerca sul suo blog di cucina. Ecco dunque l’intervista all’autrice del blog “Cucina senza senza”. Irene Binaghi: da dove parti e dove vai? Tutto serve: la filosofia, la specializzazione nel mondo alberghiero, saper scrivere. Certo ci ho messo 41 anni per laurearmi in Estetica in Statale, a Milano, per diplomarmi all’Ecôle Hôtelière a Losanna e per approdare agli alberghi. Ho lavorato come sales manager prima in Jolly Hotels Spa e ora in un piccolo gruppo di Hotel di Fascino: Exclusive Hotel Collection. Nel 2003 ho sofferto di intolleranze alimentari, e un medico mi ha guidato nel cambiare alimentazione. Ho sostituito ingredienti non consentiti con ingredienti ammessi, per ritrovare o inventare consistenze e gusti che evitassero l’uso di grano, zucchero, uova, latticini, carne, lieviti e le solanacee. Risultato: un libro scritto con Dott. Francesco Pincini: “Intolleranze Zero!”, Edizioni Tecniche Nuove. Ho continuato, poi, a incoraggiare un nuovo modo di nutrirsi attraverso il mio blog: www.cucinasenzasenza.com La scelta di aprire il blog "Cucina senza senza" è stata dettata da… ...La necessità di testimoniare nel tempo le nuove ricette dedicate a chi non vuole rinunciare all’acquolina in bocca, pur soffrendo di intolleranze alimentari. Il libro “Intolleranze Zero!” ha rappresentato un momento importante in cui nero su bianco è stato tracciato un percorso di guarigione, ma per sua natura la carta stampata, fissa il momento fino all’ultima correzione delle bozze. Invece le scoperte di sapori, preparazioni, modalità di presentazione evolvono: “Cucina senza senza” mi consente di mostrarlo. All’inizio non l’ho capito da sola. A spingermi è stato il mio editor di Tecniche Nuove, Stefano Porta, con l’aiuto di un altro suo autore della collana di informatica, Alberto d’Ottavi di www.infoservi.it. Prima di quel momento non avevo mai preso in mano una macchina fotografica digitale. Ancora oggi mi definisco una “troglo blogger” perché vivo in timorosa soggezione degli apparecchi, tutti compreso il frullatore. Però mi piace esplorare questo ignoto tecnologico: non finisco mai di imparare. Quali sono le intolleranze alimentari più comuni? Molto spesso si risulta intolleranti a diversi tipi di alimenti, i meno sopportati sono: Latte e derivati, perché siamo programmati per assumere sempre meno latte nell’età adulta ma noi continuiamo imperterriti; Lieviti, perché la sostituzione del lievito madre con il lievito di birra ha introdotto dosi molto massicce di sostanze lievitanti nell’intestino, alterando l’equilibrio della flora batterica; Grano perché le varietà di grano che si coltivano dal dopo guerra sono state selezionate fino ad ottenere chicchi con altissima percentuale di glutine, il che facilita la lavorazione di prodotti a livello industriale ma non la digestione; Le solanacee, cioè pomodori, peperoni, melanzane e patate hanno la capacità di stimolare le reazioni allergiche nel corpo, in presenza di ipersensibilità. E quali i sintomi delle intolleranze alimentari più diffusi? I sintomi possono variare: dagli sfoghi sulla pelle, alle difficoltà cardio-respiratorie, gonfiori e difficoltà all’apparato digerente. Come si spiega il connubio ricette vegane-dieta per “intolleranti”? Premetto che non sono vegana solo non mangio carne perché una mucca mi è venuta molto vicino mi ha guardato negli occhi, per poi chiudere le sue belle umide ciglia a 5 centimetri da me. In un quel battito di ciglia ho capito che mi era impossibile mangiare niente che vagamente le assomigliasse. Son stata invitata al primo vegancamp italiano dove ho scoperto che molti hanno iniziato la scelta vegana per problemi di salute su consiglio di medici onnivori; spesso le patologie sono passate, mentre la scelta vegana è rimasta. Un’alimentazione come quella vegana che basi l’apporto di tutti i nutrienti partendo da cibi vegetali è naturalmente attenta a far sì che ogni ingrediente renda il massimo dei propri potenziali nutritivi. Propone cereali integrali, legumi, verdure, germogli, frutta tutto rigorosamente biologico e biodinamico, il che spesso coincide con la dieta consigliata a chi soffre di intolleranze. Per i più scettici: come viene mantenuto il gusto nelle tue ricette? Nel mio piccolino, e in modo molto casalingo, in ogni piatto cerco l’equilibrio tra sapore, forma, colore, linee e consistenza. Mi concentro su quello che si può mangiare, buttandomi alle spalle quello che non è consentito. Scavo per trovare gli accordi perfetti, che piacciano anche se possono sembrare strampalati: come curry-latte di cocco; uvetta mandorle e buccia d’arancia, aglio e coriandolo, basilico-pinoli, zucca e cannella ecc. Tutti provati e approvati! Foto ritratto di Valeria Scaglia. [nggallery id=75] Foto ricette: Insalata menta e lamponi - Zuppa di asparagi e zucchine - Tartare di avocado al wasabi
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