Dalla Franciacorta a Milano
Ed è un Fabio Abbattista che appare ringiovanito, concentrato ma insieme rilassato, quello che ci accoglie raccontandoci la scelta del nome del suo locale, che impiega il palindromo Abba e che strizza l'occhio tanto al celebre gruppo musicale svedese ma che abbrevia altresì «quel mio cognome così difficile, con quelle due "b" e le due "t" che in tanti ancora sbagliano», ci dice sorridendo. Un unico spazio, autentico open space dove gli otto tavoli dialogano - letteralmente - con la bella cucina che non è più semplicemente a vista ma che è parte integrante della sala e dove fondamentale a dare sapore all'esperienza sarà giocoforza la definizione degli interni. Tonalità chiare e calde, che richiamano i colori mediterranei, dal beige all'ocra, sottolineati dal legno e dalle grandi e luminose finestre. Il progetto è dell'architetto Giulio Marchesi, le ceramiche materiche impiegate durante il servizio sono di Barbara Arcieri.
Un quartiere per la Milano di domani
Siamo all'interno di un ex pennellificio d'inizi novecento, in quel Milano Certosa District che è un progetto ambizioso di rigenerazione urbana, che si articola nell'area nord ovest della metropoli e dove, sul modello vincente di quello sviluppato attorno a via Tortona, il recupero degli spazi un tempo industriali si affianca alla costruzione di edifici all'avanguardia con l'obiettivo di attrarre un'imprenditoria giovane e innovativa. Due gli unici menu degustazione di Abba, lo "0.1" in 8 passaggi al prezzo di 110 euro e lo "0.2" in 6 tempi a 90 euro (con la possibilità dell'accompagnamento di 3 o 5 calici rispettivamente a 40 e 70 euro). A pranzo, poi, la libera scelta di due piatti (tratti dai due menu) ma anche del dolce, di un calice di vino e del caffè a 65 euro. Giorni di chiusura: la domenica e il lunedì.