APERITIVO: la vera identità italiana

Un viaggio che racconta l’evoluzione del rito italiano dell’aperitivo, nato fra le botteghe torinesi di fine 1700 e cresciuto in giro per il mondo, vista attraverso gli occhi di Domenico Carella, Leonardo Leuci e Oscar Quagliarini.
L’aperitivo è sempre stato considerato il momento che precede il pasto, il momento del Vermouth e del bitter, che sanciva la fine di un capitolo della giornata e che ne apriva un altro.
«Adesso non si parla più di eccellenza del momento unico, ma si configura di più come l’appuntamento post lavoro dove si mangia, si beve, si decide cosa fare dopo, parlando di ciò che si è fatto prima. Il drink tradizionale da aperitivo non è cambiato, ha solo un maggior assortimento della proposta, oggi va bene qualsiasi base alcolica, anche se in Italia i tre fratelli regnanti sono sempre MI-TO, Negroni e Americano, seguiti dal cugino Sbagliato. Il principe per età è senza ombra di dubbio lo Spritz che ormai rappresenta una cultura a sé stante. Nell’aperitivo si inizia con lo Spritz, si passa dallo Sbagliato per poi arrivare ai tre fratelli. Andando via via salendo in funzione della componente amara» racconta
Domenico Carella, patron di Cà-ri-co Milano e della linea di beverage COK.

L’aperitivo italiano vive di vita propria e muta in ogni città, e se a Milano si riscontrano i classici della tradizione, a Roma invece si vive di anarchia: «L’aperitivo a Milano è rituale, scandisce la fine della giornata lavorativa, racconta la realtà di una routine organizzata e razionale; il romano, invece, manifesta tutta l’anarchia capitolina, la piacevolezza di essere trascinati da una città incapace di fornire punti di riferimento ordinati» racconta
Leonardo Leuci, patron del Jerry Thomas e degli spirits “Del Professore”...


Estratto di Marco Polizzi de "L'aperitivo Italiano" nel n° 40 di ItaliaSquisita

Photo Credits: Herbarium, Hotel National des Arts et Métiers

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