Marianna Vitale

Parlare con Marianna Vitale è tonificante, sarà perché dalla voce e dal modo di raccontare immediatamente traspare la sua personalità autentica, netta, verace. Partenopea, in una parola.

La Marianna bambina non potrebbe meglio descriversi se non con la domanda che più spesso si poneva e con l’esclamazione che più spesso pronunciava: “cosa faccio? e che fame!”. Scopre precocemente il suo amore per la cucina, uno slancio istintivo che non è sola reazione al perpetuo desiderio di fare e creare tipico dei bambini svegli o semplice risposta al formidabile appetito che da sempre la contraddistingue, ma esprime un innato impulso di realizzare e mangiare cose fatte bene.

In
cucina si producono e da lì provengono le cose che Marianna più ama e proprio quello spazio diventa il suo luogo preferito della casa. Una casa aperta, la sua, un vivace crocevia, tappa di soste per amici e conoscenti dove mai mancava la caffettiera cuccumella sul fuoco e qualche spuntino (i più succulenti erano gli avanzi del pasto precedente) da offrire a chi passava per un saluto. E benché sua nonna, con cui Marianna bambina trascorre tante ore al giorno, non condivida con la nipote la passione per i fornelli, è osservando il suo modo di gestire l’organizzazione dei pasti che la Vitale ben presto interiorizza alcune delle colonne portanti della cucina tradizionale. 

In primis, l’importanza dei momenti: si programma la vita anche in base alla cucina, e viceversa. Il ricordo dei piatti dell’infanzia si lega a tempi ben precisi e parentesi temporali definite, alla quasi scientifica programmazione settimanale del menu di famiglia. Scelte dipendenti dalle stagioni, dalle tempistiche di cottura e dalla disponibilità degli ingredienti, tutte caratteristiche alla base dei pasti di tante famiglie di un tempo sì passato, ma affatto remoto, dove il cibo non incarnava il soddisfacimento di desideri estemporanei ma rispondeva a dinamiche di convenienza, alle possibilità economiche e all’ottenimento della resa migliore da ciascuna preparazione.

Casa Vitale non faceva eccezione e cucinare si faceva alla luce di una regola aurea: niente sprechi. La spesa si fa una volta a settimana e fino alla successiva dovrà bastare ciò che offrono frigo e dispensa: in cucina serve “occhio” e creatività in medesima quantità. Marianna Vitale inizia a cucinare con questo genere di consapevolezze, guidata da un profondo rispetto delle materie prime e dei “tempi della cucina” in ogni loro accezione […].

Anteprima di Marianna Vitale su ItaliaSquisita n° 46 a cura di Andrea Grignaffini

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