Un viaggio nei territori del metodo champenoise

Il consorzio Macramè ha organizzato, il 20 e il 21 settembre, Un Mare di Champagne, evento dedicato all'antico legame fra la città ligure di Alassio e il perlage francese.
Il Grand Hotel Diana di Alassio è stato la cornice di una due giorni dedicata alla bollicina per antonomasia.
L'evento è iniziato con La Champagne Galà Night che ha permesso agli ospiti di immergersi nella cultura delle bollicine francesi, grazie anche alla presenza dello special guest Massimo Viglietti.
Ecco quindi che il culatello, la mortadella, il gambero crudo, la madama bianca e il salmone affumicato, trovano dei nuovi compagni di degustazione come per esempio il Piper Heidsieck Brut Essentiel, il Pol Roger Brut Réserve o il Jean Philippe Trousset Crème.


Il menu della serata ha dato spazio alle diverse interpretazioni dello champagne permettendo di apprezzarne la versatilità, non legandolo esclusivamente a portate da oligarchi.
Il risotto burrata, carpaccio di gamberi e zafferano di Ivano Ricchebono, il baccalà con crema di ceci, cipolla rossa di Tropea e aria alla cacciatora di Giuseppe Di Iorio trovano, nelle delicate bollicine d'oltralpe, il compagno perfetto che esalta i sapori senza coprirli.
I mignon di Alessandro Dalmasso abbracciano infinite declinazioni, facendo diventare lo champagne ingrediente e parte integrante del dolce.
A questo proposito, Vincenzo Donatiello, sommelier del ristorante 3 stelle Michelin Piazza Duomo di Alba, guidato da Enrico Crippa, racconta che il gioco dello champagne con i dolci ha trovato una sua ratio: «Bisogna pensare come una volta, non fermarsi al
brut ed extra brut ma abbracciare lo champagne dolce di tre secoli fa, concentrandosi sul sec e demi-sec. Sono appunto champagne che non si fermano al dolce ma sono perfetti anche con una terrina di foie gras o con un frutto di mare crudo. Ostriche e champagne sì, ma se c'è lo zucchero!» 


Fra tutte le etichette di possibile degustazione, è interessante notare come il pinot meunier (o semplicemente meunier) si presti assolutamente alla vinificazione in purezza, dando vita a sfumature fruttate molto interessanti. «Il meunier, ha forza un po' su tutti i territori, se prendiamo il Pinot Nero per esempio, vedremo che a Verzy ha delle note piccanti mentre nella parte nord della Montagne de Reims diventa più resinoso; - continua Vincenzo - invece generalmente il meunier ha questa forza di frutta matura, di miele, una profondità che lo distingue molto dagli altri; infatti le sue ricche note lo rendono un ottimo compagno del tartufo».

La giornata successiva ha visto poi 40 produttori, più di 120 etichette in degustazione e la possibilità di attingere alla cultura di grandi rappresentanti del settore, come Roberto Beneventano, che ha raccontato l'importanza dei Crus di provenienza dello Chardonnay nel metodo champenoise.


Un settore antico ed evocativo che sa adattarsi ed evolve nel tempo, un "vino" celeberrimo che funge da trait d'union fra la cultura gastronomica italiana e la culture du champagne.

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