Chef

Non chiamatelo "Orticello"

Nuove frontiere della ristorazione contemporanea dalla Calabria di Caterina Ceraudo e del suo “Dattilo” di Strongoli.

Una stella Michelin dal 2011 e la ben più rara “stella Green”, concessa dalla guida a pochissimi ristoranti in tutta Italia e riconfermata a novembre per il secondo anno consecutivo.

Un intreccio fatto di consapevolezza e ricerca del gusto, che passa per il rifiuto di delegare a terzi la produzione delle materie prime impiegate e che sposa la volontà di promuovere un territorio ancora troppo taciuto sulle gastromappe dei sedicenti gourmand: la Calabria.

A fare da filo conduttore nella poetica dei menu del Dattilo è l’acido degli agrumi. «Metto sempre una buccetta di qualcosa, l’agrumato è il profumo di casa». Così il “guazzetto di agrumi” diventa una delle carte d’identità del ristorante; inamovibile dai menu questo piatto rispecchia mese per mese la meraviglia di poter disporre di un agrumeto in grado di produrre qualcosa tutto l’anno. 

Caterina Ceraudo è rivoluzionaria, con la sua famiglia si è fatta carico dei processi di produzione dietro il suo ristorante, configurando quello che, a nostro parere, può davvero essere definito come un nuovo schema nella ristorazione contemporanea. Dicono che la Calabria sia distante, isolata, e forse è proprio così. La Calabria della famiglia Ceraudo è distante anni luce, è davanti, e forse è tempo che altri provino a raggiungerla; ammesso che ci riescano.

Estratto di "Non chiamatelo Orticello", di Francesco Morresi, nel N° 43 di ItaliaSquisita.

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