Chef

Angelica Giannuzzi

A Conversano, allo storico Pashà della famiglia Magistà, insieme ad Antonio Zaccardi, Angelica sta rivoluzionando i concetti di territorialità e di prodotto locale, sublimando e trasfigurando quest’ultimo in altro e diverso da sé, affrancato dai confini angusti del provincialismo.
Il miglior complimento l’ha ricevuto da una signora che, dopo aver assaggiato il suo dessert al mais ispirato ai pop-corn, ha esclamato entusiasta: «Era da quarant’anni che non andavo al cinema, stasera ci sono tornata grazie a lei!». Ma se si azzarda un’ipotesi di funzione compensativa o consolatoria della sua ars dolciaria si ritrae e nega, con decisione. Nessuna implicazione psicologica, nessuna propensione alla psicoterapia. La concentrazione, per lei, è tutta nel recuperare e ricreare alla sua maniera – personalissima – un piatto assaggiato, ricordi, radici, emozioni vissute, combinando in maniera alchemica solo ed esclusivamente prodotti di prossimità, materia prima reperibile nel raggio di pochi chilometri dal posto in cui si trova a operare. Ultimo, in ordine di tempo - ma probabilmente quello definitivo - la sua Puglia. Ed è proprio qui che il patrimonio gastronomico a cui attingere è pressoché illimitato, uno stimolo e una sfida che Angelica Giannuzzi sa cogliere con nuova consapevolezza, mescolando gusti, profumi e pezzi di infanzia e restituendo dolcezze che di consueto e di convenzionale non hanno più nulla, se non - come nel caso di Una serata al cinema, dessert unanimemente apprezzato - la forza prepotente di una madeleine contemporanea che giocando sul filo del sapido, dell’acido e del dolce, rapisce sensi e scatena cortocircuiti spazio-temporali.

Estratto di Angelica Giannuzzi di Danilo Giaffreda, su IS N°36

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