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Vitae 2015: la guida dei vini italiani firmata AIS

Presentata a Milano la nuova guida firmata AIS, che valorizza le competenze interne dell’Associazione, facendo narrare ai Soci i territori vitivinicoli della Penisola.

L'Associazione Italiana Sommelier ha presentato, al Magna Pars Event Space di Milano, “VITAE - la guida vini 2015” (2000 aziende raccontate in un volume di 2160 pagine).
 Ogni etichetta recensita – complessivamente circa 10.000, provenienti da 2.000 cantine diverse – è così raccontata attraverso tutte le informazioni aziendali, il profilo organolettico e i suggerimenti sul migliore abbinamento a tavola.
Una scelta doverosa, spiegano in AIS: l’Italia vive il vino secondo canoni tipicamente mediterranei, difficile che si sorseggi un bicchiere senza accompagnarlo a un cibo, fosse anche un semplice aperitivo, cosa che non avviene invece nei Paesi di matrice anglosassone.
Tutti i vini sono raccontati non solo dal punto di vista strettamente tecnico, ma anche con un linguaggio chiaro, incisivo, fruibile, «scritto in stampatello», come ama sottolineare il presidente nazionale AIS, Antonello Maietta, con un’immagine efficace.
In 2.160 pagine emergono i profili delle grandi case vitivinicole della Penisola, accanto a quelli di tantissimi piccoli produttori che colorano questo appassionante quadro nazionale.
 «Un Barolo o un Brunello di Montalcino avranno sempre un profilo organolettico di elevato spessore – esemplifica Maietta –, eppure a noi preme far risaltare anche l’immediatezza di un Lambrusco o di un Prosecco, o il pregio di tanti vitigni meno noti, che sanno valorizzare le più variegate realtà italiane e il loro vasto patrimonio gastronomico».
Trovano un loro giusto spazio persino alcune commoventi microrealtà da poche centinaia di bottiglie l’anno, testimonianza di una ricchezza, di una complessità pulsante e inestimabile. «La cultura del vino è straordinaria di per sé»: dunque il racconto è sobrio, pulito, privo di eccessi e personalismi.
Piemonte e Toscana fanno la parte del leone con rispettivamente 100 e 90 grandi vini in degustazione. Fra questi una nutrita pattuglia di attesissimi Barolo – la denominazione in assoluto più rappresentata in guida – del millesimo 2010 giudicato fra i migliori degli ultimi anni. In Toscana si conferma lo strapotere dei vitigni a bacca nera, Sangiovese in primis, con 15 Brunello di Montalcino, 9 Chianti Classico, 1 Rufina e 4 Vino Nobile di Montepulciano. Ben rappresentata anche Bolgheri, con 6 premiati, senza dimenticare oltre una quarantina di vini di elevato spessore, da singole varietà o da uvaggi, che non rivendicano le tradizionali denominazioni.
Seguono il Friuli Venezia Giulia con 43 vini premiati, la Lombardia con 31 fra cui numerosi Franciacorta e il Veneto con 27 grandi etichette. Se il Friuli Venezia Giulia si conferma terra di vini bianchi in cui la denominazione Collio è la più rappresentata seguita dai Colli Orientali, sorprende un Alto Adige (16 vini premiati) molto versatile e variegato poiché, spazia fra spumanti, vini bianchi giovani ed evoluti, vini rossi di struttura e passiti di estrema eleganza, attraverso un sapiente dosaggio di vitigni della tradizione.
Il Centro sud, dall’Umbria alla Sardegna, è rappresentato da 98 vini che raccontano un’area geografica complessivamente in grande stato di forma.
La degustazione ha proposto fra gli altri i 25 vini a cui AIS ha attribuito il premio speciale Tastevin. Si tratta di prodotti che hanno fatto la storia del vino in questi ultimi anni, testimoni di una rivoluzione che fa oggi dell’Italia una delle regioni vinicole mondiali al top in termini di qualità e biodiversità. Fra questi troviamo denominazioni meno note e certamente meno rappresentate sulle carte dei vini fra cui la Malvasia di Bosa, il Moscato di Scanzo, il Torchiato di Fregona, la Tintilia del Molise, la Biancolella di Ischia. In generale la degustazione porrà l’accento su una sempre più forte propensione all’utilizzo di vitigni del territorio, sia a bacca bianca che a bacca nera.

Fra le molte curiosità a disposizione del pubblico, citiamo alcuni bianchi di eccezionale longevità: si tratta del Trento Doc Metodo Classico Riserva 2004, presentato da 3 diverse cantine, di un Pinot Bianco dell’Alto Adige e di un Lugana del versante veronese della denominazione, questi ultimi prodotti nell’ormai lontano 2002.
Dalla guida 2015 emerge prorompente il forte ricambio generazionale, determinato anche dalla crisi economica e dal conseguente “ritorno alla terra” di molti giovani. Non si assiste più all’annosa fuga dalle campagne, anzi, fare il vignaiolo ha ora assunto nuovo prestigio e attira menti fresche ed entusiaste.



 


 

 

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