Ristoranti

La cucina itticamente mirabolante di Fabrizio Ferrari

Ristoranti di pesce a Lecco: Al Porticciolo 84 di Fabrizio Ferrari e la sua cucina di pesce. Foto e parole per descrivere uno dei giovani più promettenti!

Al dispetto del nome, Lecco non è una cittadina particolarmente goduriosa nell’ambito gastronomico, anzi molto razionale e tradizionale e che non si discosta quasi mai dai piatti rassicuranti della cultura locale. È un peccato – direbbe probabilmente il vizioso gourmet che si aggira tra il lago e il monte Resegone – perché c’è invece una valida ed eccitante alternativa, ed eccome: Al Porticciolo 84 di Fabrizio Ferrari. La pelle d’oca viene a bizzeffe, principalmente per due motivi: perché si mangia il pesce freschissimo e perché questo pesce freschissimo viene trasformato in una cucina davvero giovane, sperimentale, a sprazzi porno-asiatica e creativamente illuminante.

Dopo gli apprendistati da René Redzepi e Mauro Uliassi, uno dei più giovani cuochi italiani a prendere la stella Michelin (ricordiamo che si accaparrò l’astro in gourmandise all’età di 23 anni), appare come un samurai del gusto, che saltella con la fantasia e gli esperimenti gustativi senza mai perdere il controllo. Godimento puro.

Ma adesso raccontiamo cosa si manduca nel ristorante di pesce di Fabrizio Ferrari.

In sala e cantina c’è la brava, bella ed educatamente scatenata fidanzata del giovane chef Anna Valsecchi, che mi rende partecipe di uno Spumante Metodo Classico Brut "Terrazze di Montevecchia" 2006. Bollicine dalla Brianza che lavora sempre, anche sui pupitre.

Chips di nasello con maionese di piovra: mare in bocca, uno stuzzichino da vendere al cinema prima di Nemo, Ventimila leghe sotto i mari o The Abyss.

Palline di fegato di rana pescatrice e cioccolato bianco: creativo, dolce e marino, eccitante, degno amuse bouche per chi è stufo del solito e banale ovetto Kinder. Potrebbe essere anche un sexy snack dolce-pescioso per Pamela Anderson in BayWatch…

Sedano rapa essiccato, salmone crudo, la sua pelle, burro e lievito: da gola profonda, sapidità marina efficace per chi è affetto da Priapismo, mangiandolo in un sol boccone sembra di fare l’aerosol in Liguria.

Insalata orientale, polpa di granchio, polvere di ostrica ed emulsione di salsa Worcester: un piatto da ululato hegeliano che dimostra quanto la famiglia Ferrari abbia negli anni consolidato il rapporto di fiducia con i suoi fish-pusher, perché il pesce è imbarazzante per quanto sia buono e fresco. Manco in spiaggia a Mondello!

Il Gran Crudo non merita parole, solo strilli e stridii d‘orgasmo. Eiaculatio palatalis pelago causa in ore (per chi non fosse latino, è stato un piatto molto interessante..). Un piatto degno del re Prospero sulla sua isola shakespeariana (definizione aulica ma che contrasta quella precedente  in basso latino medievale).

Filetti di triglia, vellutata di mais, germogli di rapa, rapanelli e pop corn glassati con pimenton: trigliamoci tutti nel pop corn glassato e facciamo una sauna rilassante nella vellutata di mais!

Rana pescatrice, carciofo in brodo di funghi e Parmigiano, corallo di capasanta in polvere e radicchio: delicatessen che strizza l’occhio all’Oriente e al suo amore per l’umami; delicato, chic e potente, con una nota amara che può stimolare la frigidità anche del commensale più timido.

Frullato di piselli, lattuga di terra e di mare, chicharrones, ombrina al vapore e cuoio di pomodoro: fantasia e gusto, davvero eccezionale.

Il dessert finale mi ha lasciato basito e ancora felicemente tramortito: tè early gray, crema pasticcera, coriandolo, meringa, fragole e olio al sesamo. È un dolce rinfrescante, una lussureggiante copula tra Italia e Oriente che sveglia e rilassa, eccita e sopisce i sensi a fine pasto, un dessert che fa perdere il lume.

Io sono perverso, è vero, per questo ho fatto giocare il cuoco Fabrizio, ma le spie più tradizionaliste mi dicono che la grigliata mista e i dolci al carrello (usanza gastronomica anni ’80 ma, parliamoci chiaro, negli anni ’80 sapevano divertirsi più di adesso!!) sono gioie uniche da assaggiare e godere anche per nonni e più piccini, ovvero coloro che hanno gusti meno creativi.

Le leggende narrano anche di branzini al sale da ribaltamento neurale.

Ah, dimenticavo, lo chef ha vinto anche per il miglior cous cous dell'area mediterranea..

Complimenti dunque a Fabrizio Ferrari e Anna Valsecchi del ristorante Al Porticciolo 84 di Lecco. Mi inchino alla vostra intelligenza, cultura e fantasia culinaria. Lecchesi, sveglia, è questo il posto migliore dove mangiare nella vostra città!

 

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